Coronavirus: la disinformazione può peggiorare di molto la situazione

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Dalla provincia cinese di Hubei giunge la notizia di migliaia di nuovi casi di coronavirus e intanto gli esperti hanno dichiarato che misure efficaci per fermare la sua diffusione sono state “troppo poche o applicate troppo tardi”. Esistono attualmente 64.441 casi sospetti e confermati di COVID-19 in tutto il mondo e di questi, 63.859 si trovano solo in Cina. In totale, i morti per coronavirus sono circa 1.400. Le cifre sono state raccolte dal Center for Systems Science and Engineering della Johns Hopkins University.

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Adam Kamradt-Scott, esperto di malattie infettive dell’Università di Sydney, ha affermato che i dati mostrano che le misure attuate dalla Cina per fermare la diffusione del coronavirus non sono state adeguate alla gravità della situazione. Una nuova ricerca ha scoperto che l’aumento di fake news a riguardo, come consigli inappropriati diffusi sui social media e vera e propria disinformazione, potrebbe rendere ancor più difficoltoso il controllo sulla diffusione di una malattia seria come il coronavirus COVID-19.

 

Quando sia ha a che fare con malattie come la sindrome da coronavirus, Internet può essere un valido alleato o un terribile consigliere

In uno studio, gli scienziati dell’Università dell’East Anglia hanno affermato che qualsiasi tentativo atto ad impedire alle persone di condividere notizie false potrebbe aiutare a salvare vite umane. Il professor Paul Hunter ha in proposito dichiarato: “Quando si tratta di COVID-19 la bufala è ormai dietro l’angolo. Ci sono state molte speculazioni, disinformazione e notizie false circolanti su Internet, ad esempio su come il coronavirus ha avuto origine, cosa lo abbia generato e come esso si diffonde. La disinformazione può circolare molto rapidamente e può spingere le persone a correre rischi inutili“.

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All’esito dell’analisi condotta dai ricercatori è risultato che una minore fiducia nelle autorità è legata alla tendenza a credere alle cospirazioni, al modo in cui le persone interagiscono online e al fatto che è più probabile che le persone condividano informazioni errate reperite sui social media piuttosto che buoni consigli consultando fonti attendibili. I ricercatori hanno poi scoperto che una riduzione del 10% della quantità di consigli dannosi in circolazione può avere un impatto mitigante sulla gravità di un focolaio, mentre rendere solo il 20% di una popolazione incapace di condividere tali informazioni errate avrebbe lo stesso effetto positivo.

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