Coronavirus, il lockdown ha ridotto notevolmente il rumore sismico

Il lockdown degli ultimi mesi dovuto alla grave pandemia del nuovo coronavirus Covid-19 ha ridotto non poco il rumore sismico

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La pandemia di coronavirus ha cambiato radicalmente la società e le nostre vite, costringendoci a stare per diversi mesi chiusi nella propria abitazione, una vera e propria quarantena di grande dimensioni, per cercare di arginare la diffusione del Covid-19. L’insolita situazione di lockdown che si è venuta a creare ha portato però conseguenze positive per l’ambiente, come minor inquinamento, miglioramento dello stato della vegetazione, ed anche un ridotto rumore sismico.

Lo riporta uno studio internazionale, pubblicato sulla rivista Science, a cui ha collaborato l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia italiana, che hanno concordato nel quantificare un calo del ben 50%.

 

Il calo del rumore sismico nel periodo coronavirus

Come logico pensare, le maggiori riduzioni sismiche sono avvenute nelle grande aree urbane, di solito sempre affollate in tutti gli orari, ma anche in alcune zone solitarie in Africa è stata riscontrata una notevole diminuzione.

Flavio Cannavò, ricercatore dell’Ingv e co-autore dello studio, spiega nel dettaglio questa scoperta sicuramente molto interessante: “abbiamo potuto evidenziare come negli ultimi mesi il rumore sismico si sia ridotto in molti Paesi rispetto ai valori medi degli ultimi anni, mostrando un’ondata di attenuazione che, seguendo le tempistiche del lockdown nelle varie aree del pianeta, si è mossa dalla Cina, all’Italia e al resto del mondo”. Il “lockdown sismico”, risultato delle misure di distanziamento sociale, della riduzione delle attività economiche e industriali e della contrazione degli spostamenti, ha rappresentato la riduzione del rumore sismico antropogenico più lunga e più importante mai registrata nella storia.”

Sicuramente, questo grande studio e scoperta scientifica è dovuta al grande impegno e dedizione mostrata dagli scienziati di tutto il mondo, che si sono impegnati nel raccogliere i dati richiesti per elaborare ed arrivare a tale soluzione finale. Quest’ultima potrebbe portare a delle ulteriori scoperte future su come preservare maggiormente l’ambiente, combattendo i cambiamenti climatici.