Coronavirus: ancora una volta si torna a parlare di pangolini

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Scoprire la catena che ha portato questo coronavirus dagli animali all’uomo è il compito di diversi esperti sparsi per il mondo. L’animale da cui sembra essere partito tutto sembra essere il pipistrello, una teoria che si basa su diverse prove. Le popolazioni di pipistrelli della Cina sono pieni di questo generi di virus, ma mancano dei pezzi.

Un altro animale di cui si è parlato molto sono i pangolini. Un recente studio ha evidenziato la presenza di un coronavirus molto simile al SARS-CoV-2 che potrebbe di fatto infettare l’uomo. L’hanno scoperto confrontando il proprio quest’ultimo virus e quello presenti nel pangolini malesi.

L’agente patogeno trovato sembra essere in grado di legarsi ai recettori delle cellule sia degli stessi pangolini, ma anche degli esseri umani. Questa è una differenza sostanziale rispetto ai coronavirus trovati nei pipistrelli i quali non hanno questa capacità, da qui la necessità del passaggio del virus in altri animali e di una mutazione.

 

Coronavirus: i pangolini

Le parole di uno degli autori, Antoni Wrobel, ricercatore al laboratorio di biologia strutturale dei processi di malattia: “Testando se la proteina spike di un dato virus può legarsi con recettori cellulari di specie diverse, siamo in grado di vedere se, in teoria, il virus potrebbe infettare questa specie. È importante sottolineare che qui abbiamo mostrato due cose fondamentali. In primo luogo, che questo virus pipistrello difficilmente sarebbe in grado di infettare i pangolini. E in secondo luogo che un virus del pangolino potrebbe potenzialmente infettare gli esseri umani”.

Attualmente tutto questo non porta a una conclusione certa sul percorso evolutivo del SARS-CoV-2, ma può aiutare a scoprire la verità. Le possibilità sono diverse, come l’origine dai pipistrelli con successivi passaggi ad altri animali, l’origine sempre dai pipistrelli ma con una fusione con un altro ceppo oppure l’origine dai pangolini.

Ph. credit: The Leonardo DiCaprio Foundation

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