Le persone con disabilità intellettuale e dello sviluppo sono quelle che hanno pagato il tributo più alto alla prima ondata di Covid-19 nel 2020 in termini di mortalità. La ricerca non ha documentato se questo rischio più elevato abbia comportato un aumento del carico di mortalità da Covid-19 negli Stati Uniti o se i modelli di comorbidità e i decessi sono simili o distinti per le persone con IDD.
La ricerca ha preso in considerazione le morti certificate di questa malattia e ha mostrato che, tra le persone senza IDD, il virus è stata la terza causa di morte dopo malattie cardiache e cancro, mentre tra chi soffre di IDD, la malattia è risultata la prima causa di morte. Le comorbidità risultanti da Covid-19 erano simili tra i deceduti con e senza patologia, ma c’erano alcune differenze tra le condizioni preesistenti riportate, in particolare tassi più elevati di ipotiroidismo e convulsioni tra i deceduti con questa condizione.
Le persone con disabilità intellettuale sono caratterizzate da alterazioni a livello di mobilità, linguaggio, apprendimento, cura di sé e capacità di vivere in modo indipendente. Sono IDD la sindrome di Down e la paralisi cerebrale. Anche normalizzando i risultati in base a età, sesso ed etnia, il Covid-19 è stato più letale per coloro con questa condizione rispetto a quelli che non ne soffrono, sottolineando come le persone con IDD siano morte anche a un’età più giovane.
Il carico di mortalità per la malattia è stato maggiore per le persone con IDD che senza durante il primo anno della pandemia. La pratica continua dell’oscuramento diagnostico post mortem impedisce di analizzare se questa differenza persiste fino ad oggi. È necessaria un’azione da parte dei Centers for Disease Control and Prevention per mitigare questa iniquità dei dati. Per abbondanza di cautela, i fornitori di servizi medici dovrebbero monitorare attentamente i sintomi tra i pazienti Covid-19 con IDD diagnosticati con ipotiroidismo e convulsioni.
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