La Danimarca, uno dei maggiori esportatori mondiali di pellicce di visone, è al centro di un gravoso dibattito sulle notizie che stanno dilagando negli ultimi giorni. Il Covid-19 ha invaso molti ambiti della vita quotidiana e ha trasformato le vite di milioni di persone, ma la sua diffusione non riguarda solo gli esseri umani, colpisce anche gli animali.
Il governo ha ordinato l’abbattimento di circa 1,5 milioni di visoni perché da giugno il Covid-19 si è diffuso con una particolare rapidità e virulenza negli allevamenti del nord della Danimarca e in altre zone del Paese. Molti visoni muoiono appena dopo sole 24 ore dopo il contagio anche se ancora non si conoscono le cause.
Covid-19, i visoni sono stati colpiti dal virus
In realtà, non si tratta di un evento insolito, già qualche mese fa, in altre nazioni si era avuto lo stesso problema: in Olanda a giugno, in Spagna a luglio e in Cina se ne parlava già all’inizio del 2020. Tuttavia sono i numeri a destare maggiore scalpore. Si tratterebbe di uno dei maggiori massacri di animali da pelliccia.
I piccoli mammiferi, già costretti ad una vita indegna di essere chiamata tale, a sopravvivere in uno spazio angusto di pochi cm2, sottoposti a stress e torture quotidiane, impazziscono e arrivano a compiere atti di cannibalismo. Moriranno tra atroci sofferenze per asfissia da monossido di carbonio. Una pratica inumana che, nonostante le numerosissime proteste animaliste, persiste nel tempo da secoli e che, purtroppo, neanche il Covid-19 riuscirà a fermare.
Oltre alla problematica etica, sorge quella ambientalista; gli allevamenti intensivi inquinano più delle auto. Ad esempio in Italia nel 2019 il 15% dell’inquinamento atmosferico era dovuto dagli allevamenti e il 9% alle emissioni della circolazione dei veicoli leggeri. La Danimarca sbandiera, spesso e volentieri, il suo essere “eco-friendly”, eppure i cambiamenti de facto non ci sono e continua a produrre ogni anno 17 milioni di pellicce di visone.
Foto di Jan den Ouden da Pixabay