La pandemia di Covid-19 ha travolto il mondo con la sua elevata contagiosità e gamma di gravità, presentandosi da infezione asintomatica o sintomi lievi a sindrome respiratoria acuta grave con grave morbilità e mortalità. Si ritiene che la mancanza di immunità preesistente sia una delle ragioni della dilagante diffusione del virus.
La durata e la natura delle risposte immunitarie all’infezione non sono ancora completamente comprese. Molte risposte si basano sul presupposto che l’infezione si tradurrà in una risposta immunitaria protettiva di durata indefinita. Tuttavia, i correlati dell’immunità a SARS-CoV-2 possono essere complicati dall’esistenza di una memoria immunologica preesistente ad altri coronavirus umani.
Oltre a Covid-19, sono noti sei coronavirus umani: quattro coronavirus stagionali, come OC43 che causano lievi malattie delle vie respiratorie superiori e i due virus scoperti più di recente , SARS-CoV-1 e MERS-CoV, originati da recenti eventi zoonotici. Dovrebbe essere considerata la possibilità che i coronavirus stagionali possano influenzare le dinamiche dell’infezione da SARS-CoV-2 in un modo visto tra le altre infezioni endemiche e l’emergere di nuove varianti o virus.
Sappiamo che di coronavirus ne esistono molti. Il penultimo, ovvero OC43 è uno dei 4 coronavirus stagionali che causano raffreddori ed è considerato il più pericoloso del gruppo, non è mai stato portato alla luce. La sua struttura, in particolare la proteina Spike, è davvero molto simile a quella del Covid-19, ragione per cui la reazione del sistema immunitario a OC43 si incrocerebbe con quella a Sars-Cov-2 in maniera dannosa, quella che è definita immunità crociata.
“La nostra ipotesi è che esistano due tipi di risposte anticorpali nella Covid-19, una ‘utile’ e l’altra ‘inutile’ o dannosa. Quando le infezioni con due virus che si assomigliano si susseguono nella stessa persona il sistema immunitario rischia di sbagliarsi e produrre anticorpi inutili perché incapaci di riconoscere, tra i due, il virus più pericoloso”, spiegano i ricercatori.
In questi casi gli anticorpi apparivano in sequenza diversa dalla norma e tanto più forti erano queste risposte anticorpali tanto più grave era il decorso della malattia. “Oggi sappiamo che molti pazienti Covid producono anticorpi che, nati per bloccare la Spike di OC43, sbagliano bersaglio e si attaccano a quella di SARS-CoV2, probabilmente favorendolo. Ed è probabile che questi anticorpi abbiano un ruolo negativo nel decorso della malattia” afferma Beretta, l’autore principale dello studio.
Sarà necessaria un’attenta selezione degli epitopi antigenici delle cellule B per evitare la potenziale induzione del potenziamento della malattia dipendente da anticorpi. Inoltre, le strategie di vaccinazione che inducono i linfociti T CD4 + della memoria delle vie aeree che prendono di mira gli epitopi conservati potrebbero essere più sicure e avere una più ampia applicabilità nel contesto del COVID-19 e di altre epidemie di virus respiratori.
“L’immunità crociata si sviluppa solo con virus molto simili fra loro quindi non fra Sars-Cov-2 e i virus influenzali, e tanto meno con il vaccino influenzale. La vaccinazione antinfluenzale rimane fondamentale per limitare il rischio di co-infezioni con i virus tipici dell’influenza”, afferma Beretta.
Foto di Daniel Roberts da Pixabay
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