Molte persone si sono domandate se il vaccino classico antinfluenzale potesse proteggere dal contagio da Covid-19. Ebbene no, gli esperti raccomandano comunque di farlo per proteggersi dall’influenza, ma al momento non hanno riscontrato la possibilità che l’antinfluenzale influisca sul contagio.
È bene farlo, specialmente quest’anno, per non far collassare gli ospedali per una semplice influenza già colpiti e pieni dalla pandemia. Ciò è dovuto dalla confusione generata intorno le due malattie. Le malattie hanno sintomi precoci così simili che le persone che hanno l’influenza potrebbero erroneamente pensare di avere Covid-19, ha detto il dottor Gregory Poland, uno specialista in malattie infettive presso la Mayo Clinic. Solo un test può fare una distinzione tra le due.
Covid-19, il vaccino antinfluenzale può proteggerci dal contagio?
I Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie consigliano il vaccino antinfluenzale a tutti a partire dai 6 mesi di età e suggeriscono di ottenerlo entro la fine di ottobre.
Il CDC dice che il vaccino non ci farà ammalare di influenza e che la protezione che fornisce richiede circa due settimane per entrare in azione. E il vaccino antinfluenzale non è perfetto ma gli studi dimostrano che se i vaccinati si ammalano, non lo fanno. Alcuni studi difettosi nel corso degli anni hanno tentato di collegare il vaccino antinfluenzale a un aumento del rischio di altre infezioni respiratorie, ma gli esperti dicono che non ci sono prove che siano vere.
Secondo alcuni recenti dati, sembra che la vaccinazione antinfluenzale riduca il rischio di contrarre il Covid-19 per una indiretta azione protettiva nei confronti dello stesso. Inoltre, le infiammazioni dei bronchi dovute ad altri virus respiratori come l’influenza, favoriscono l’attacco ai recettori ACE-2 delle cellule bronchiali e la diffusione ematica del Covid-19.
La vaccinazione antinfluenzale è fortemente indicata per alcune categorie particolarmente a rischio come gli anziani sopra i 60 anni di età, per tutti gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, per chi ha forme di immunodepressione, e per chi ha frequenti contatti con il pubblico.
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