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Declino cognitivo: i chetoni possono cercare di invertire questa condizione

Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha esplorato diverse strade per contrastare il declino cognitivo associato all’invecchiamento e alle malattie neuro degenerative come l’Alzheimer. Una delle direzioni più promettenti riguarda l’uso dei chetoni, sostanze prodotte dal corpo durante il metabolismo dei grassi. Ma cosa sono esattamente i chetoni, e come potrebbero aiutare a invertire il declino cognitivo? I ricercatori hanno studiato l’impatto della resistenza acuta all’insulina sulla funzione neuronale prima che si manifestino i sintomi di condizioni croniche come l’Alzheimer.

I chetoni, o corpi chetonici, sono molecole prodotte dal fegato durante la lipolisi, il processo di scomposizione dei grassi per produrre energia. Questo avviene soprattutto quando i livelli di glucosio nel sangue sono bassi, come durante il digiuno, l’esercizio fisico intenso o una dieta chetogenica. I principali chetoni sono l’acetone, l’acido acetoacetico e il beta-idrossibutirrato. Queste molecole possono attraversare la barriera ematoencefalica e fornire energia al cervello, sostituendo parzialmente il glucosio come fonte energetica.

 

Declino cognitivo, i chetoni sono in grado di convertire la condizione

Il cervello, un organo ad alto consumo energetico, dipende principalmente dal glucosio. Tuttavia, in condizioni di scarsità di glucosio, i chetoni possono diventare una fonte energetica alternativa efficiente. Studi recenti hanno dimostrato che i chetoni possono migliorare la funzione mitocondriale e ridurre lo stress ossidativo, entrambi fattori chiave nel mantenimento della salute neuronale. Inoltre, i chetoni possono modulare i processi infiammatori nel cervello, che sono spesso associati a malattie neuro degenerative.

Numerosi studi preclinici e clinici suggeriscono che una dieta chetogenica o la somministrazione di chetoni esogeni può avere effetti benefici sulla funzione cognitiva. Ad esempio, uno studio ha mostrato che l’integrazione con chetoni esogeni migliorava la memoria in modelli animali di Alzheimer. Un altro studio clinico condotto su pazienti con Alzheimer lieve-moderato ha evidenziato miglioramenti nelle capacità cognitive dopo la somministrazione di un supplemento di beta-idrossibutirrato.

I chetoni sembrano agire attraverso diversi meccanismi. Innanzitutto, forniscono una fonte energetica alternativa al cervello, il che è particolarmente utile nelle condizioni in cui il metabolismo del glucosio è compromesso, come nell’Alzheimer. Inoltre, i chetoni possono ridurre la formazione di placche beta-amiloidi e grovigli neurofibrillari, caratteristiche distintive della malattia di Alzheimer. Essi possono anche migliorare la funzione sinaptica e promuovere la neurogenesi, ossia la formazione di nuovi neuroni.

 

Seguire una dieta chetogenica, ma considerare anche gli effetti collaterali

Seguire una dieta chetogenica implica un consumo molto basso di carboidrati, un moderato apporto proteico e un elevato consumo di grassi. Questo tipo di dieta induce lo stato di chetosi, in cui il corpo inizia a produrre chetoni in grandi quantità. Sebbene i benefici cognitivi siano promettenti, è importante considerare anche i potenziali effetti collaterali di una dieta chetogenica, come carenze nutrizionali, iperlipidemia e problemi gastrointestinali. Pertanto, è fondamentale che la dieta venga seguita sotto la supervisione di un professionista della salute.

Per coloro che trovano difficile seguire una dieta chetogenica, i chetoni esogeni possono rappresentare un’alternativa pratica. Questi supplementi possono aumentare rapidamente i livelli di chetoni nel sangue senza la necessità di restrizioni dietetiche severe. Tuttavia, la ricerca sull’efficacia a lungo termine e sulla sicurezza dei chetoni esogeni è ancora in fase iniziale, e ulteriori studi sono necessari per comprendere appieno i loro benefici e rischi. Nonostante i risultati promettenti, ci sono ancora molte sfide da affrontare. La variabilità nella risposta individuale ai chetoni, le differenze nei protocolli di somministrazione e la mancanza di studi a lungo termine rappresentano ostacoli significativi. Inoltre, l’efficacia dei chetoni può variare a seconda dello stadio della malattia neurodegenerativa. La ricerca futura dovrà concentrarsi su studi clinici più ampi e a lungo termine per confermare i benefici cognitivi dei chetoni e ottimizzare le strategie di somministrazione.

I chetoni offrono una nuova speranza nella lotta contro il declino cognitivo e le malattie neuro degenerative. Sebbene la ricerca sia ancora in evoluzione, le evidenze attuali suggeriscono che i chetoni possono migliorare la funzione cognitiva attraverso vari meccanismi biologici. Tuttavia, è essenziale continuare a esplorare questa area con rigore scientifico per determinare le migliori pratiche per l’utilizzo dei chetoni nella prevenzione e nel trattamento del declino cognitivo.

Immagine di freepik

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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