Negli ultimi anni, il panorama delle malattie neurodegenerative, in particolare la demenza, sta cambiando. I dati più recenti indicano una diminuzione nel numero di nuove diagnosi, un trend che potrebbe sembrare positivo a prima vista. Tuttavia, accanto a questa apparente buona notizia, si osserva un fenomeno parallelo: sono sempre di più le persone che convivono più a lungo con la malattia, trasformandola in una condizione cronica e di lunga durata.
La demenza, che comprende forme diverse tra cui l’Alzheimer, non è più solo una diagnosi terminale, ma una condizione che può protrarsi per molti anni. I progressi nella diagnosi precoce, nella gestione dei sintomi e nelle terapie non farmacologiche hanno migliorato la qualità e l’aspettativa di vita dei pazienti. Le persone oggi vivono più a lungo, e molte di esse lo fanno anche dopo l’insorgere di malattie neurodegenerative.
Convivere con la Demenza: Meno Diagnosi, Più Anni con la Malattia
A contribuire a questo scenario è anche l’aumento dell’età media della popolazione. L’invecchiamento globale porta con sé una maggiore esposizione a patologie croniche, ma allo stesso tempo l’assistenza sanitaria più efficiente consente di gestirle meglio. Questo spiega come sia possibile che il numero complessivo di persone che vivono con la demenza sia in crescita, pur registrando un calo nelle nuove diagnosi annuali.
Un altro fattore è l’aumento della consapevolezza pubblica e delle misure preventive. La diffusione di stili di vita più sani, il miglior controllo delle patologie cardiovascolari e un maggiore accesso all’istruzione hanno portato a una riduzione del rischio individuale di sviluppare demenza. Tuttavia, questi benefici non sono distribuiti equamente, e molte persone restano vulnerabili per ragioni sociali, economiche o genetiche.
La crescente durata della convivenza con la demenza rappresenta una sfida importante per i sistemi sanitari e familiari. L’assistenza a lungo termine, spesso affidata ai caregiver informali, diventa sempre più onerosa. In questo contesto, emerge l’urgenza di investire in reti di supporto, strutture adeguate e programmi di sostegno sia per i pazienti sia per chi se ne prende cura.
Deve essere affrontata come una questione sociale, culturale ed economica
Anche la ricerca si sta adattando a questa nuova realtà. Mentre la corsa alla “cura definitiva” per la demenza continua, sempre più studi si concentrano sulla qualità della vita, sulle tecnologie assistive e sull’inclusione sociale delle persone affette da demenza. Vivere con la malattia, oggi, non significa più isolarsi, ma cercare nuove forme di partecipazione attiva nella società.
Sul piano politico e sociale, è fondamentale riconoscere questo cambiamento. La demenza non può essere trattata solo come un problema clinico, ma deve essere affrontata come una questione sociale, culturale ed economica. Politiche di inclusione, sensibilizzazione e formazione sono essenziali per preparare la società ad affrontare una sfida che coinvolge milioni di persone.
In conclusione, se è vero che diminuiscono le nuove diagnosi di demenza, non possiamo abbassare la guardia. Le persone che vivono con la malattia sono sempre più numerose e hanno bisogno di attenzione, rispetto e supporto. La sfida è trasformare la maggiore longevità in un’opportunità di vita dignitosa, anche in presenza della malattia.