Foto di Myriams-Fotos da Pixabay
In un nuovo studio un team di ricercatori hanno scoperto un nuovo trattamento per quanto riguarda il diabete di tipo 1 in un grande modello animale. Il nuovo approccio prevede il trapianto di cellule del pancreas che producono insulina da un donatore a un ricevente, senza l’assunzione di farmaci immunosoppressori a lungo termine. Nelle persone con diabete di tipo 1 il sistema immunitario potrebbe non funzionare in modo corretto, venendo quindi attaccato.
Come sappiamo il sistema immunitario è un meccanismo di difesa strettamente controllato che garantisce la salute degli individui in un’ambiente pieno di infezioni. Il diabete di tipo 1 si sviluppa quando il sistema immunitario identifica erroneamente le cellule produttrici di insulina nel pancreas come infezioni e le distrugge.
Il diabete colpisce la capacità del corpo di produrre o utilizzare l’insulina, un ormone che aiuta a regolare il modo in cui lo zucchero nel sangue viene utilizzato nel corpo. Le persone che convivono con il diabete di tipo 1 non producono insulina e quindi non sono in grado di controllare i livelli di zucchero nel sangue. Questa perdita di controllo potrebbe causare ingenti danni come malattie cardiache, danni ai reni e agli occhi. Negli ultimi due decenni è stato preso di mira un meccanismo chiamato apoptosi, che distrugge le cellule immunitarie “canaglie” causando il diabete o il rigetto dei trapianti.
Solitamente si verifica quando una molecola chiamata FasL interagisce con un’altra molecola chiamata Fas su cellule immunitarie canaglia e le fa morire. Lo studio ha consentito la produzione di una nuova forma di FasL e la sua presentazione su cellule di isole pancreatiche trapiantate o microgel per prevenire il rigetto delle cellule canaglia. Dopo il trapianto di cellule di isole pancreatiche che producono insulina, le cellule canaglia si mobilitano verso il innesti per la distruzione, ma vengono eliminati dalla FasL che coinvolge Fas sulla loro superficie. Un beneficio di questo nuovo metodo è quello di poter rinunciare potenzialmente ai farmaci immunosoppressori.
Lo svantaggio di quest’ultimi è che non sono farmaci specifici e possono presentarsi numerosi effetti collaterali e in alcuni casi lo svilupparsi del cancro. Questo studio rappresenta una pietra miliare significativa nel processo di ricerca da banco al letto del paziente, ovvero il modo in cui i risultati di laboratorio vengono incorporati direttamente nell’uso da parte dei pazienti al fine di aiutare a curare diverse malattie e disturbi.
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