L’acquisto di scarpe da ginnastica è un passatempo piuttosto costoso, ma altrettanto redditizio se ci si cimenta nell’attività di “reselling“. Quando un marchio celebre come Nike o Adidas lanciano un modello di scarpe nuovo di zecca, soprattutto se in tiratura limitata, alcune persone fanno letteralmente a gara per accaparrarsele con l’intenzione di rivenderle ad un prezzo molto maggiorato una volta che in rivenditore ne abbiano terminato le scorte. Si tratta quindi di un giro d’affari molto remunerativo. Ma c’è un ulteriore problema in merito, rappresentato da i cosiddetti “sneaker bot“.
Questa sorta di mercato parallelo sta però mettendo in seria difficoltà non solo gli acquirenti, ma anche i rivenditori, che stanno soffrendo molto a causa di questo fenomeno, già messi alle strette dal dilagare di negozi online e di alcuni “bot” che ne acquistano tutta la rimanenza. Questo insieme di fattori potrebbe infatti causare un’emorragia di clienti, costringendo i negozianti a prendere contromisure preventive, soprattutto relativamente a quest’ultimo fenomeno, cercando al contempo di non danneggiare i reali acquirenti.
La società di sicurezza PerimeterX ha scritto un lungo post sul proprio blog in merito a questo argomento, sottolineando il periodo per cui rimangono attivi questi bot e quanto sia facile utilizzarli. Tenendo in considerazione l’evento di lancio di due nuove paia di scarpe arrivate sugli scaffali il 2 novembre e consultando le vendite registrate da un certo numero di siti web di rivenditori di scarpe, PerimeterX ha scoperto che al momento del lancio una percentuale tra il 55% e il 68% di tutto il traffico era imputabile a bot appositamente programmati per il lancio delle nuove sneakers!
In altre parole, quando queste scarpe sono state rilasciate e la folle corsa all’acquisto è iniziata, oltre la metà di tutti gli acquirenti erano bot automatizzati. Quindi, le persone che volevano effettivamente acquistare le scarpe erano finite col diventare una minoranza a causa della prepotenza di questi strumenti, che cercano di strappare quante più paia possibili al fine di rivenderle su mercati o siti di aste di terze parti, a prezzi inevitabilmente molto più alti. E ciò nonostante i rivenditori abbiano intrapreso ogni sorta di azione, anche legale, per cercare di arginare un fenomeno che diventare sempre più presente e più serio.
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