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Un recente studio pubblicato su Arxiv ha gettato luce su una possibile deviazione significativa nelle misurazioni dell’espansione dell’universo, mettendo così in discussione la validità della relatività generale di Albert Einstein. Fino ad ora, le stime teoricamente accettate dell’espansione dell’universo si basavano sulla costante di Hubble, ma diverse metodologie per calcolare questa costante hanno prodotto risultati discordanti, noti come “tensione di Hubble”.
I ricercatori internazionali coinvolti nello studio hanno esaminato attentamente la possibile deviazione e hanno scoperto che ignorando l’influenza gravitazionale del “superammasso di Laniakea”, dove si trova il nostro sistema solare, la deformazione di Hubble potrebbe essere tra il 2% e il 3% più alta rispetto alle stime precedenti.
Secondo Robert Monjo, ricercatore presso l’Università Complutense di Madrid, le galassie si comportano come “grandi tempeste planetarie“, in gran parte guidate dall’accelerazione fittizia che si verifica quando cambiamo il sistema di riferimento. Questo nuovo scenario, se confermato, potrebbe portare a una revisione radicale del modello standard dell’universo.
In particolare, se l’energia oscura e la materia venissero escluse dall’equazione dell’espansione dell’universo, Monjo suggerisce che “il modello standard dell’universo dovrebbe essere riformulato quasi da zero“. Ciò implica che la relatività generale di Einstein potrebbe essere valida solo su scala locale e non a livello cosmologico, portando a una rivoluzione nelle nostre comprensione fondamentale dell’universo. La possibilità che Einstein stesso non abbia completamente compreso la dinamica cosmologica aggiunge un elemento di sorpresa a questa nuova prospettiva, sfidando le concezioni tradizionali che abbiamo della fisica e dell’universo.
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