I roghi che hanno e stanno ancora invadendo l’intera Europa dimostra che il riscaldamento globale favorisce gli incendi boschivi che dall’inizio dell’anno ha distrutto molti più terreni rispetto l’anno precedente. La situazione è persino peggiore del previsto, anche se ci aspettavamo anomalie di temperatura grazie alle previsioni meteorologiche a lungo termine. L’ondata di calore è un fattore determinante nella situazione e chiaramente legato al riscaldamento globale.
Nei 27 paesi dell’Unione Europea gli incendi hanno già distrutto oltre 517.000 ettari di terreno pari o poco più a 5.000 km quadrati. Nell’intero 2021, nonostante i numerosi incendi in Italia e Grecia, 4.700 km2 sono bruciati nei Paesi dell’Ue. Se questi continuano ad aumentare, il 2022 potrebbe addirittura superare il 2017 l’anno peggiore quando sono bruciati quasi 10.000 km2 di vegetazione, superficie pari a quella del Libano.
Europa, gli incendi portano ad emissioni di carbonio da record
Nei Paesi più colpiti dalle recenti ondate di calore di giugno e luglio, dall’inizio dell’anno sono bruciati quasi 40.000 ettari in Francia, oltre 190.000 ettari in Spagna e oltre 46.000 in Portogallo, rispetto a oltre 25.000 nel 2021. Anche la Romania è stata colpita duramente, con 149.264 ettari bruciati. Al contrario, l’Italia e la Grecia, molto colpite lo scorso anno, sono state finora risparmiate: 25.103 ettari bruciati contro i 150.552 dell’Italia, 7.810 contro i 130.058 della Grecia.
Sapevamo che sarebbe stata un’estate difficile e ci aspettiamo che continui, non siamo nemmeno a metà della stagione degli incendi. Prima la stagione era concentrata da luglio a settembre, ora abbiamo stagioni più lunghe e incendi molto intensi. Ciò che è notevole è la durata della combustione. Non è una cosa che vediamo normalmente in Europa“, continua, ma con il riscaldamento i terreni e la vegetazione si stanno seccando e c’è molto carbonio. Con questi cambiamenti nelle condizioni fisiche, c’è una chiara tendenza all’aumento del rischio di incendio nell’Europa meridionale e centrale.
Soprattutto in Spagna infatti gli incendi spagnoli hanno prodotto 1,3 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio da giugno al 17 luglio superando il record precedente di 1,1 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio registrato nel giugno-luglio 2012. Contro una media di 110mila ettari bruciati all’anno, la superficie ridotta in cenere nell’estate 2022 è triplicata, raggiungendo i 346mila ettari. Un numero che rappresenta l’estensione dell’intera Valle d’Aosta e che potrebbe continuare a crescere fino a settembre.