Qualcuno giorno fa è salito alla cronaca nazionale che diverse applicazioni presenti sul Google Store presentavano al loro interno un particolare spyware noto, adesso, come Exodus. Le app incriminate si assomigliavano tutte in quanto promettevano all’incirca le stesse cose ovvero migliorare le prestazioni del dispositivo in uso oppure fornire promozioni a seconda dell’operatore telefonico dell’utente.
La realtà dei fatti è che l’applicazione veniva usata come cavallo di Troia allo scopo di controllare ogni interazione, messaggistica, chiamate, contenuti consultati e localizzazione GPS, ma la parte ancora più sorprendente era un’altra. Apparentemente lo spyware era stato inserito da alcune autorità nazionali con lo scopo di spiare determinati soggetti; purtroppo la situazione sembra essere sfuggita di mano ed Exodus è finito su migliaia di dispositivi di persone che non c’entravano niente. Lo scenario è complesso e complicato, ma questo non è una scusante per vedere i diritti, come quello alla privacy, di una persona calpestati in tal modo.
La difesa di Altroconsumo
Come sempre Altroconsumo corre in difesa proprio del consumatore, come il nome suggerisce, e al momento sta cercando di ottenere dei chiarimenti da Google in Primis; passaggio necessario per ristabilire la fiducia tra questo gigante e il fruitore dei servizi che offre.
Ecco un commento in merito da parte di Ivo Tarantino, responsabile delle relazioni esterne di Altroconsumo: “Questo è il momento in cui politica e Parlamento devono dare prova di sé per stigmatizzare attività illecite in scenari multiformi e intricati e per creare condizioni future ma urgenti di linearità, nel rispetto delle attività della Magistratura e dei diritti dei cittadini” (se si cercassero altre informazioni ecco il link del loro sito ufficiale).