Facebook si impegna da sempre al fine di appianare le differenze mondiali che impongono la creazione del digital divide, ovvero sia quel margine che separa le zone culturalmente e digitalmente coinvolte nel processo innovativo e della digitalizzazione da coloro che, causa una disposizione geografica remota e ad un non ottimale livello di integrazione.
Per porre rimedio a questo moderno gap generazionale, Mark Zuckerberg e la sua equipe avevano ben pensato di dar vita ad un progetto in grado di garantire una connessione internet anche per queste zone disagiate, attraverso un progetto da realizzarsi mediante l’utilizzo di un drone ad alimentazione solare auto-gestita chiamato Aquila che, nonostante i buoni propositi, ha portato a galla un precedente davvero pericoloso nei confronti della società che si ritrova, a mesi di distanza, a fronteggiare una causa che la vede coinvolta in uno sfortunato incidente che, fortunatamente, non ha avuto vittime.
La causa, dovuta ad un presunto cedimento strutturale della struttura del drone Facebook, è ora al vaglio degli organi di competenza dell”Agenzia americana per la sicurezza dei trasporti, altrimenti conosciuta internamente come National Transportation Safety Board (Ntsb), la quale ha avviato una indagine volta ad accertare le cause che hanno portato alla vicenda.
L’incidente, così come riportano le fonti ufficiali, è stato ravvisato lo scorso 28 Giugno 2016 durante la prima fase di testing operativa in volo svoltasi all’interno della città di Yuma, in Arizona, dove si erano annunciate le fasi preparatorie del volo Aquila verso cui, in un primo momento, non si erano segnalate avvisaglie d’indagine.
Un portavoce interno alla compagnia aerea Facebook ha comunque provveduto a rilasciare le sue personali dichiarazioni in merito alla buona riuscita del test ed ai buoni propositi intrapresi dalla società in luogo di un progetto tutto sommato “ben riuscito”, così come dichiara la stessa fonte diretta.
Ad ogni modo, le autorità d’indagine tengono a ribadire che ogni singolo incidente aereo deve rientrare all’interno dell’apposita campagna di segnalazioni e che, in luogo di danni di una certa entità ed in relazione al peso del velivolo stesso, si deve comunque provvedere all’apertura di un apposito fascicolo.
Di fatto, i dati tecnici del velivolo Facebook Aquila riportano un’ampiezza alare addirittura maggiore di quella di un Boeing 737 ed un peso assoluto che rispecchia circa 1.000kg, da imputare soprattutto alle batterie di accumulo dell’energia solare che, secondo i piani, avrebbe dovuto garantire adeguata autonomia anche in condizioni sfavorevoli e ad un’altitudine operativa stimata di 60.000 piedi (18Km circa). Il consumo previsto, inoltre, era stato stimato tra i 5.000 ed i 6.000W.
In attesa di risposte in merito all’incidente, vi invitiamo a seguirci ed a rilasciare la vostra personale interpretazione in merito al progetto Facebook per l’eliminazione del fattore digital divide delle aree disagiate. Fattibile o no? A voi la parola.