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Secondo il quotidiano The Guardian che ha lanciato la notizia, il fantacalcio potrebbe portare degli effetti negativi sul nostro organismo, soprattutto sulla nostra mente. Tuttavia quanto dobbiamo prendere in considerazione questo aspetto e quanto questa attività ludica può diventare una minaccia? Il modo assiduo in cui molte persone partecipi a questo gioco dovrebbe farci porre degli interrogativi sulla salute mentale.
Inoltre dovrebbe spingerci ad indagare meglio su tutti i possibili effetti che potrebbero colpire la nostra psiche. Contestualizzare i livelli d’indipendenza significa prima di tutto porsi le giuste domande e non saltare a conclusioni sbagliate. Nonostante si tratti di un fenomeno di massa che colpisce solo in Italia circa 6 milioni di persone e questo studio è uno dei primi in questo campo.
Si prevede che in un prossimo futuro questa fetta di sostenitori continui ad aumentare, arrivando circa a 9 milioni e si pensa che i download di app di giochi aumenti fino a 285 miliardi nel 2022. Proprio per questo il fantacalcio è considerato il fantasport numero uno a livello globale. È molto interessante in quanto viene considerato un ibrido tra le scommesse e i videogiochi, entrambi legati all’attività ludica e i possibili sintomi di depressione, ansia e soddisfazione della vita.
Proprio per la portata di questo fenomeno, i ricercatori hanno condotto un sondaggio con persone intervistate per un totale di oltre 1.900 persone. L’età media di coloro che hanno contribuito allo studio era di 33 anni e quasi il 96% degli intervistati era di sesso maschile. Una caratteristica aggiuntiva è che la maggior parte delle persone si affidi ai contenuti del sistema stesso. Applicazioni e profili che ogni giorno danno consigli su come giocare e siti web che inviano continuamente notizie.
Quindi l’eventuale forma di dipendenza è molto spesso influenzata da questa caratteristica e dalla grande forza dei social media, strumenti su cui enormi studi hanno fatto passi da gigante. Solo una minoranza di giocatori ha manifestato problemi di salute mentale e questi sintomi non sembrano essere collegati alla vita reale, ma solo all’esperienza di gioco. Ricerche future potranno spiegare al meglio se questi sentimenti possono legarsi alla vita di tutti i giorni.
Umore basso, ansia, compromissione funzionale e comportamento problematico sono stati riscontrati inoltre solo negli individui nei gruppi più alti per coinvolgimento ovvero un range ristretto di giocatori. Questo parametro va collegato agli anni d’esperienza. Più anni di gioco hanno portato a un punteggio alto di salute mentale. Solo le persone che sono in grado di gestire la propria salute mentale in modo appropriato continueranno a giocare per un periodo così lungo. La conclusione di questo studio è davvero incoraggiante in quanto non ci troviamo davanti ad un’epidemia.
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