Alla fine anche il Giappone ha deciso di fare un passo particolarmente significativo, la dichiarazione dello stato di emergenza. Vale per quasi tutto il paese, con ben poche eccezioni. Lo stato di emergenza implica che verranno attivate diverse misure aggiuntive nella speranza e nel tentativo di ridurre i numeri di contagio da coronavirus.
Questo passo è stato fatto ormai dopo due mesi e più dai primi casi ufficializzati nel paese; si tratta di uno dei primi visto la vicinanza con la Cina. A guardare i numeri però, non si direbbe che la situazione sia così grave. L’ultimo aumento parla solo di 252 nuovi casi e 7 decessi. Il totale è di 4.600 casi ufficiali e 91 decessi.
Il punto chiave è che il contagio sia molto più diffuso di quanto questi numeri danno a vedere. Il primo ministro Shinzo Abe è stato aspramente criticato per come sta gestendo l’emergenza. Fino a poco tempo fa sembrava che l’obiettivo primario era tenere le Olimpiadi nelle date già stabilite. Un tentativo non andato a buon fine.
Coronavirus: il Giappone
Lo stato di emergenza arriva dopo che dalla capitale Tokyo è stata paventata la possibilità che il sistema sanitario raggiunga un possibile collasso. Nonostante sia la città più colpita del Giappone, i numeri non giustificano un eventuale crisi, sempre che appunto non siano sottostimati.
C’è anche da sottolineare come il paese abbia solamente 7 posti letto di terapia intensiva per ogni 100.000 persone. Sono il primo paese al mondo per popolazione anziana, ma la diversità a livello socio-culturale mette meno a rischio questa fascia di età rispetto all’Italia, secondo paese in tal senso.
Un altro punto che indica come il Giappone non abbia fatto nulla nei confronti dell’emergenza viene dal numero di test effettuati finora. Neanche 50.000 test rispetto agli oltre 720.000 fatti dal nostro paese. In sostanza, tutti questi punti lasciano aperto a uno scenario ben peggiore.