Gli esopianeti sono pianeti potenzialmente abitabili, che non appartengono al nostro Sistema Solare. L’evento unico, della nascita della vita sulla Terra, sembra smentito dalla scoperta di molteplici pianeti extrasolari. Nuove elaborazioni con computer ad elevate prestazioni, indicano che potrebbero esserci esopianeti ancora più adatti alla vita rispetto alla Terra, secondo Science Alert.
Sebbene non vi sia alcuna certezza dell’esistenza di questi pianeti, e neanche che il loro habitat sia adatto alla proliferazione della vita, i ricercatori sono convinti che ci sia la possibilità reale che non siamo soli nell’universo. I pianeti, in confronto alle stelle, emettono molta meno luce nel cosmo, rendendo l’individuazione diretta di pianeti extrasolari estremamente difficile.
In condizioni normali la visibilità di un pianeta è di un milione di volte in meno di quello della sua stella, causando un bagliore che tende a mascherare la luce riflessa dai corpi celesti del rispettivo sistema. L’interesse scientifico sugli esopianeti è iniziato a partire dal 1992, anno della prima scoperta confermata. Inizialmente la cadenza delle scoperte è stata molto lenta, ma negli ultimi anni ha avuto una vera e propria accelerata, passando dai 20 pianeti scoperti nel 2000 ai quasi 2000 del 2015.
La circolazione oceanica stabilisce la similarità con la Terra
Il fattore indispensabile per il quale questi esopianeti possano ritenersi abitabili, sembra essere il modello generale della circolazione oceanica, che determina i processi fisici e termodinamici che avvengono negli oceani e che comprende parametri che condizionano delle correnti oceaniche, secondo un indice di conformità terrestre.
Attraverso l’utilizzo di avanzati software sui modelli di quelli della NASA, gli scienziati hanno scoperto che gli esopianeti più ospitali avrebbero dovuto avere atmosfere spesse, basse velocità di rotazione e più continenti, secondo la ricerca presentata al Congresso di Geochimica Goldschmidt di Barcellona.
“Questa è una conclusione sorprendente“, ha detto la ricercatrice leader Stephanie Olson dell’Università di Chicago. “Ci mostra che le condizioni su alcuni esopianeti con modelli di circolazione oceanica favorevoli potrebbero essere più adatte a sostenere la vita che è più abbondante o più attiva della vita sulla Terra“.