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Google, Chrome avrà il suo Ad Block, e il mondo dell’editoria online è già preoccupato

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Google sta valutando la possibilità di inserire un suo sistema di Ad Blocking, direttamente all’interno di Chrome. Lo riporta il Wall Street Journal, che afferma anche che la funzione dovrebbe essere disponibile da subito sia per le versioni Desktop che Tablet e Smartphone.

Sistemi di Ad Blocking ne esistono moltissimi, ed il più famoso, disponibile come estensione per Chrome e Firefox, si chiama appunto AdBlock.

Un sistema di Ad Block, se non fosse ancora chiaro, è un piccolo software che nasconde le pubblicità che vengono mostrate online. Ogni pubblicità è un elemento HTML della nostra pagina web; l’Ad Block è in grado di riconoscerne a centinaia, e di nasconderle al visitatore.

L’utilizzo di queste protezioni è decisamente controverso, così come la correttezza del loro utilizzo. La maggior parte dei siti internet infatti (incluso il nostro magazine), vive grazie alla pubblicità. Quando un visitatore legge un articolo su un magazine, è come se lo acquistasse, soltanto che a pagare non è l’utente ma gli sponsor pubblicitari. Un sistema di Ad Block quindi rende, in un certo senso, ogni visita “abusiva”, costituendo di fatto un danno per i proprietari del sito.

google chrome

Altro elemento da considerare è il fatto che uno dei più grandi venditori di pubblicità online è proprio Google. Un Ad Block ideato e realizzato dalla grande G quindi non avrà sicuramente come priorità quella di bloccare i propri sistemi di Adv, ma si concentrerà su altri sistemi “concorrenti”. Va detto che la pubblicità di Google ha sempre avuto un’etica solidissima, è sempre stata concepita per non essere invasiva, e non ha mai consentito un uso improprio od estenuante dei propri sistemi, a differenza di molti altri operatori.

L’Ad Blocker di Google dovrebbe essere mirato quindi a bloccare “soltanto” le pubblicità ritenute invasive o pericolose (e che già penalizzano pesantemente, sui motori di ricerca, i siti che ne fanno uso), quindi il suo comportamento dovrebbe essere corretto ed ispirato ad un’ottica di “fair play” verso tutti gli operatori. Chrome è il browser più diffuso al mondo, con uno share del 58% (quindi più della metà delle persone che posseggono un dispositivo in grado di collegarsi ad internet, utilizza Chrome); chi gestisce una simile massa di “consumatori” ha un grandissimo potere, da cui derivano però grandissime responsabilità, e può facilmente cambiare la faccia del mondo di internet come lo conosciamo oggi.

Fonte: WSJ

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