HTC Vive, così come noi lo conosciamo, si conferma quale sistema di alto livello per la fruizione delle tecnologie e dei contenuti in realtà virtuale. Ad ogni modo, le future prospettive di utilizzo delle componenti abbracciano un campo ben più ampio che sfocia anche nella medicina e nella possibilità, messa in evidenza lo scorso Sabato presso l’annuale Conferenza dei Neuroscienziati di Glasgow, di poter eseguire trapianti di testa su un corpo umano con protocolli che prevedono l’utilità specifica della piattaforma virtuale di gestione creata da Inventum Bioengineering Technologies of Chicago, Illinois.
Proprio così, siamo ormai ai confini della scienza convenzionale ed al normale trattamento dei deficit fisici e psicologici. I cambiamenti, di fatto, indotti dalle affermazioni del CEO di Alexander Pavlovcik si concretizzeranno nella volontà di:
Combinare gli ultimi ritrovati della tecnologia della realtà virtuale al fine di sviluppare e sperimentare un protocollo utile alla preparazione del paziente per il trapianto
Prima del trapianto vero e proprio, il paziente sarà sottoposto a diversi mesi di formazione attraverso realtà virtuale HTC Vive utili per i pazienti, che conosceranno così in anteprima le difficoltà cui andranno in contro nel processo di adattamento alle funzioni motorie volontarie. Il primo paziente ad utilizzare tale sistema sarà Valery Spiridonov, che attualmente soffre di un disturbo muscolare dovuto alla malattia di Werdnig-Hoffman.
La prima parte della procedura consisterà nel fissare la testa del paziente in un corpo, noto anche con l’acronimo di HEAVEN (head anastomosis venture) mentre, nella seconda parte, si prevederà l’inclusione del capo nel midollo spinale del corpo, altrimenti conosciuta come procedura Gemini. A seguito della, si spera, corretta esecuzione della procedura, il paziente sopra indicato si renderà perfettamente in grado di provvedere autonomamente all’utilizzo degli arti, così come visto all’interno dell’ambiente VR. Una tecnologia davvero notevole.
Il sistema VR sembra essere basato sull’hardware HTC Vive e Virtuix Omni, l’ultima delle quali presenta una superficie concava e una stazione fissa attraverso cui gli utenti stessi possono bloccarsi e spostarsi fisicamente in giro all’interno del contesto fornito dall’ambiente di realtà virtuale, senza camminare per la stanza andando, quindi, a sbattere involontariamente contro pareti. Il sistema VR, inoltre, include anche una struttura a gabbia con un annesso giubbotto stazionario, voluto allo scopo di aiutare il paziente a mantenersi in piedi.
Secondo quanto emerso, in questo momento, pare che la fase di studio sia stato fruttuosamente portato a compimento utilizzando come cavie di testing una scimmia ed un cane in Gennaio, grazie ad un intervento chirurgico che ha visto la trasposizione della testa della scimmia su un nuovo corpo.
La testa è stata prima privata del sangue, poi fatta raffreddare ad una temperatura di 15 gradi centigradi (senza per questo aver subito alcun danno celebrale) e poi trapiantata. Il cane, ad ogni modo, è andato in contro ad una diversa procedura, in quanto il suo midollo spinale è stato tagliato per il 90% per poi essere ricostruito e ricollegato tramite una sostanza chimica chiamata polietilene glicole (PEG), che ha permesso all’animale di recuperare la normale funzionalità motoria dopo sole 3 settimane la procedura di trapianto.
I primi piani per l’implementazione delle procedure di trapianto sono stati pensati dai responsabili già nel 2013, quando si era creato il primo Gruppo Avanzato di specialisti in Neuromodulazione a Torino. Tentativo divenuto poi pubblico solo nel Febbraio 2015, quando nel corso di un’intervista ne furono rilasciati i dettagli.
Ad ogni modo, il primo tentativo condotto sulla scimmia è stato portato a termine già nel 1970 da Robert White alla Western House Reserve University School of Medicine di Cleveland, Ohio, dove si era assistito al successo che, nonostante ciò, aveva portato alla morte della scimmia dopo soli 9 giorni, a fronte di un sistema immunitario deficitario a causa dell’operazione stessa, che allora non poteva certo contare su un HTC Vive e su piattaforme Hi-Tech come quelle che abbiamo oggi a disposizione.
Ad ogni modo, i fattori discriminanti per la buona riuscita di un’operazione simile a bordo di un corpo umano sono davvero tanti. Una della maggiori preoccupazioni in proposito, nello specifico, è data dalla corretta fusione del capo con il midollo spinale. Ad oggi i responsabili sono fermamente intenzionati ad andare fino in fondo alla faccenda, adoperando gli strumenti HTC VIVE VR sul loro primo paziente. Straordinario, non credi?