I cambiamenti climatici sconvolsero le Falkland 5000 anni fa

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Le Isole Falkland o Isole Malvine (in inglese Falkland Islands; in spagnolo islas Malvinas; in italiano anticamente isole Maluine) sono un arcipelago dell’Atlantico meridionale. Il capoluogo è Stanley, chiamata Puerto Argentino nel mondo iberoamericano. Questo luogo è un rifugio dell’Atlantico meridionale per alcune delle specie di uccelli marini più importanti del mondo, tra cui cinque specie di pinguini, grandi berte e petrelli dal mento bianco. Negli ultimi anni, i loro terreni di riproduzione nelle praterie costiere di tussac (Poa flabellata) sono stati messe a dura prova dal pascolo ovino e dell’erosione. E non è stato effettuato alcun monitoraggio a lungo termine delle risposte di questi uccelli marini ai cambiamenti climatici.

 

Quando i cambiamenti climatici portarono gli uccelli sulle Falkland

Un team di ricercatori dell’università del Maine, ha deciso quindi di eseguire una ricostruzione paleoecologica di 14.000 anni delle isole sub-antartiche. Questa ricerca ha scoperto che l’insediamento di uccelli marini si è verificato quando questa regione si trovò ad attraversare un periodo molto freddo circa 5.000 anni fa.

L’insediamento degli uccelli nelle isole provocarono così un profondo cambiamento negli ecosistemi delle Falkland. Il cospicuo deposito di guano infatti, contribuì notevolmente a nutrire il tussac, le cui praterie iniziarono ad estendersi. Inoltre si portò anche ad una maggiore incidenza degli incendi e ad una maggiore produzione di torba.

Dulcinea Groff, studentessa in ecologia e scienze ambientali dell’Università del Maine e ora ricercatrice post-dottorato presso l’Università del Wyoming, a capo della ricerca, ritiene che il collegamento terrestre-marino è fondamentale per gli sforzi di conservazione delle praterie delle isole in futuro.

La connessione di nutrienti originari dell’ecosistema marino che vengono trasferiti all’ecosistema terrestre grazie al guano degli uccelli, arricchiscono il suolo povero di nutrienti delle isole, rendendo così le Isole Falkland sensibili ai cambiamenti del clima e dell’uso del suolo.

 

Con i nuovi cambiamenti climatici che cosa accadrà alle Falkland?

Ma la scoperta che questi uccelli si stabilirono in queste isole in un periodo freddo pone i ricercatori davanti ad un nuovo quesito, come risponderanno infatti questi uccelli ai cambiamenti climatici che provocano l’aumento delle temperature?

Come infatti ritiene Groff, “i nostri dati di 14.000 anni mostrano che gli uccelli marini si stabilirono a Surf Bay durante i climi più freddi. Gli sforzi di conservazione degli uccelli marini nell’Atlantico meridionale dovrebbero essere pronti al fatto che queste specie si spostino in nuovi terreni di riproduzione in un mondo che sarà più caldo, e quei luoghi potrebbero non essere protetti”.

L’assenza di uccelli marini nel sito delle Falkland orientali prima di 5.000 anni fa suggerisce infatti che gli uccelli marini potrebbero essere sensibili alle temperature più calde del mare, che possono influire sul loro approvvigionamento alimentare. Con il riscaldamento del Sud Atlantico che si verifica a causa dei cambiamenti climatici, le Isole Falkland potrebbero cessare di essere un punto di rifugio per gli uccelli marini.

Secondo i ricercatori infatti, questo “lavoro suggerisce che mentre l’Oceano Antartico continuerà a riscaldarsi nei prossimi decenni, le comunità di uccelli marini delle Isole Falkland potrebbero subire un repentino turnover o collasso, cosa che potrebbe accadere nell’ordine di decenni”.

 

La storia del clima nelle torbiere delle isole

Nelle torbiere di P. flabellata si sono via via accumulate tutte le pagine della storia ecologica delle isole Falkland, “fornendo un record ad alta risoluzione insolitamente in grado di registrare cambiamenti improvvisi”. Questo ha permesso ai ricercatori di accumulare dati sugli ultimi 14.000 anni. L’analisi dei dati ha rivelato che per 9.000 anni prima dell’arrivo degli uccelli marini, la regione fu dominata da erbe basse, con una brughiera di felci e arbusti nani di Ericacee.

Poi circa 5.000 anni favi fu un brusco cambiamento. Aumentarono le concentrazioni di bioelementi come fosforo e zinco, così come i tassi di accumulo di polline di graminacee. Questo significa che le praterie di tussac si svilupparono notevolmente entro i 200 anni dall’arrivo delle prime colonie di uccelli sull’isola.

L’arrivo di popolazioni di uccelli marini su un isola pressoché inabitata, ha fatto si che i nutrienti ingeriti dagli uccelli in mare, finissero poi sul terreno grazie al guano. Arricchendo la composizione e la funzione delle comunità vegetali e determinando profondi cambiamenti nella loro struttura, composizione e funzione.

 

Una serie di quesiti che richiedono ulteriori analisi e un monitoraggio a lungo temrine

Ciò che i ricercatori non hanno ancora ben compreso è che cosa provocò il brusco cambiamento dell’ecosistema delle Falkland e come mai gli uccelli, che giunsero durante un periodo in cui il clima stava diventando più fresco nell’Atlantico meridionale, abbandonarono le loro precedenti colonie e dove queste si trovassero.

Inoltre non sappiamo dove si siano rifugiati questi uccelli quando il clima divenne più caldo. E questo secondo i ricercatori “è preoccupante visto che l’Atlantico meridionale diventerà più caldo in futuro”

i ricercatori ritengono dunque che questo “studio sia anche un potente promemoria del motivo per cui abbiamo bisogno di capire come i diversi ecosistemi sono collegati mentre il mondo si riscalda. Sappiamo che molti uccelli marini nell’Atlantico meridionale si affidano a queste praterie costiere uniche, ma risulta che le erbe dipendono anche dai nutrienti forniti dagli uccelli marini. Poiché si affidano agli ecosistemi nell’oceano e sulla terra per la loro sopravvivenza, gli uccelli marini sono davvero buone sentinelle dei cambiamenti climatici globali”.

Foto di Lou Blazquez da Pixabay

Valeria Magliani
Valeria Magliani
Instancabile giramondo, appassionata di viaggi, di scoperte e di scienza, ho iniziato l'attività di web-writer perché desideravo essere parte di quel meccanismo che diffonde curiosità e conoscenza. Dobbiamo conoscere, sapere, scoprire e viaggiare, il più possibile. Avremo così una vita migliore, in un mondo migliore.

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