In un nuovo studio, pubblicato la scorsa settimana su Nature Ecology & Evolution, un team di scienziati ha mostrato come la ricostruzione di un orecchio di Neanderthal abbia aggiunto un nuove prove per per stabilire se i primi umani fossero in grado di parlare. Il team di ricercatori ha concluso che i Neanderthal erano in grado di ascoltare il mondo proprio come noi.
L’anatomia dell’orecchio dei Neanderthal dimostra che le loro capacità uditive erano simili alle nostre
Secondo la ricerca infatti, l’anatomia dell’orecchio dei Neanderthal gli avrebbe permesso di percepire una gamma di suoni simile a quella dell’Homo sapiens moderno, comprese le frequenze del parlato superiore che coinvolgono principalmente la produzione di suoni consonantici.
La loro ricerca dunque si spinge ben oltre le implicazioni anatomiche dell’orecchio dei nostri antenati. Comprendere infatti quali suoni fossero in grado di percepire, può fornire informazioni indirette sulla capacità di linguaggio di questi antichi ominidi.
Fino ad ora infatti gli studi si erano concentrati sulle analisi dei fossili di ioide dei Neanderthal. Questo piccolo osso a forma di ferro di cavallo infatti è una delle chiavi del linguaggio. Ma senza i tessuti molli a cui è collegato, è impossibile per i ricercatori ricostruire il cavo orale dei Neanderthal e stabilire se fossero in grado di parlare.
Purtroppo i tessuti molli non si conservano tanto a lungo e l’unico ioide di Neanderthal completo è stato recuperato da uno scheletro in una grotta in Israele negli anni ’80. Ma è difficile trarre conclusioni radicali da un singolo osso fossilizzato, slegato dallo scheletro e non più collegato con i tessuti molli, ormai perduti da tempo.
Dal cavo orale all’orecchio: un diverso approccio per la comprensione delle capacità di linguaggio degli antichi ominidi
Per questo motivo, ormai 20 anni fa, Ignacio Martínez, paleontologo dell’Università di Alcalá in Spagna e autore di questo nuovo studio, ebbe l’idea di studiare l’evoluzione del linguaggio ricostruendo l’udito nei primi esseri umani. Rolf Quam, un paleoantropologo alla Binghamton University e coautore dello studio, definì questo approccio “un’idea stravagante, e anche una specie di brillante idea”.
Per condurre questa nuova ricerca, il team ha eseguito delle scansioni TC ad alta risoluzione delle strutture dell’orecchio dei resti di cinque uomini di Neanderthal, dieci Homo sapiens e nove ominidi di Sima de los Huesos, un sito archeologico nell’attuale Spagna, che vissero prima dei Neanderthal.
I ricercatori hanno poi utilizzato le scansioni TC per realizzare dei modelli 3-D di queste strutture auricolari ed ha eseguito le misurazioni attraverso un modello software per calcolare come gran parte dell’energia sonora giungesse all’orecchio interno. Grazie a queste modellazioni computerizzate, il team è riuscito a calcolare il “punto debole” dell’udito, ovvero la gamma di frequenze in cui il nostro ascolto è migliore.
I Neanderthal erano in grado di percepire i suoni consonantici, tipici del linguaggio parlato
Dai calcoli è emerso che il punto debole dell’orecchio di Neanderthal si estendeva verso frequenze da 3 a 5 kHz, che sono specificamente dedicate alla produzione di consonanti. I ricercatori ritengono che questa ottimizzazione verso le consonanti potrebbe essere un segno chiave della capacità di linguaggio verbale dei Neanderthal.
Come infatti spiega Quam, “l’uso delle consonanti distingue il linguaggio umano dalla comunicazione dei mammiferi, che è quasi completamente vocale, come grugniti, ululati e strilli.” Dallo studio è infatti emerso che il punto debole dei Neanderthal era lo stesso dell’udito dell’uomo moderno, mentre i primi ominidi di Sima de los Huesos avevano una gamma uditiva più simile a un qualcosa tra gli scimpanzé e gli esseri umani moderni.
Probabilmente i Neanderthal sarebbero stati dunque in grado di udire le consonanti sorde prodotte senza le corde vocali. Questi includono i suoni delle consonanti “t” e “k”, “f”, “s” e “th”. Inoltre queste consonanti non possono essere trasmesse ad alta voce in un paesaggio, indicando che queste consonanti sono state utilizzate per la comunicazione ravvicinata tra membri della stessa specie.
Ora rimane da stabilire se avessero le capacità intellettive e cognitive per adottare un vero e proprio linguaggio parlato
Ma purtroppo, anche se i Neanderthal avevano un’anatomia dell’orecchio in grado di supportare il linguaggio umano, questo non significa necessariamente che parlassero tra di loro. Gli autori spiegano infatti che l’abilità fisica dei Neanderthal di parlare, non implica necessariamente che abbiano avuto anche l’abilità mentale o cognitiva per farlo.
Forse potremmo non arrivare mai a stabilire con certezza se i Neanderthal fossero in grado di parlare. Anche se le recenti scoperte sulla capacità dei Neanderthal di adottare comportamenti simbolici come indossare gioielli, creare arte rupestre e seppellire i defunti, potrebbero renderli molto più simili a noi di quanto pensassimo, e dunque anche in grado di poter parlare tra loro.