A causa alle temperature insolitamente calde alte registrate in Antartide nel corso dei mesi estivi, il buco nell’ozono si è ridotto notevolmente, facendo registrare un minimo storico, secondo quanto riportato dagli scienziati. Fenomeno presente nella stratosfera sopra l’Antartide, il celeberrimo “buco” consiste in un assottigliamento progressivo dello strato di ozono, che negli ultimi anni era aumentato di diametro.
Questa è la terza volta in 40 anni che i sistemi meteorologici hanno registrato temperature calde al punto da avere un effetto contenitivo dell’erosione dell’ozono, secondo gli scienziati della NASA e della National Oceanic and Atmospher Administration (NOAA). “È importante riconoscere che ciò a cui stiamo assistendo quest’anno è dovuto a temperature della stratosfera sempre più calde“, ha affermato Paul Newman, docente di Scienze della Terra presso il Goddard Space Flight Center della NASA. “Non si tratta necessariamente di un segnale che lo strato di ozono stia tornando a livelli sicuri“.
È importante che i livelli dell’ozono presente più vicino alla superficie terrestre siano contenuti, anche con la riduzione delle emissioni
Lo strato di ozono è importante perché agisce come una sorta di protezione solare, impedendo all’energia dei raggi ultravioletti, potenzialmente dannosi, di raggiungere la superficie del nostro pianeta. Senza di esso, gli esseri umani e gli animali potrebbero andare incontro ad un aumento dei casi di cancro alla pelle e ad altri disturbi, come la cataratta. L’ozono presente in natura nella parte più alta dell’atmosfera terrestre è definito “buono”, in contrasto con quello “cattivo” più vicino alla superficie, i cui livelli sono causati dall’inquinamento.
Gli scienziati hanno scoperto il drammatico diradamento dello strato di ozono protettivo della Terra e il celebre buco negli anni ’70. A determinare il fenomeno, si ritiene possano aver contribuito fattori quali la produzione di clorofluorocarburi (CFC) impiegati per il funzionamento dei frigoriferi e degli spray aerosol. Alla fine degli anni ’80, 196 paesi firmarono il protocollo di Montreal, un trattato che limitava la produzione di CFC in tutto il mondo. Gli scienziati si aspettano che il buco dell’ozono si riduca alle dimensioni registrate nel 1980 entro l’anno 2070.