In uno studio pubblicato su Scientific Reports, alcuni studiosi hanno mostrato le tracce lasciate da un impatto cosmico che, circa 12.800 anni fa, distrusse uno dei primi insediamenti umani, il sito di Abu Hureyra. I ricercatori hanno ottenuto questo risultato analizzando le caratteristiche fisiche e chimiche di alcune inclusioni presenti in alcuni reperti archeologici.
Il sito di Abu Hureyra si trova nella valle dell’Eufrate, nel Nord dell’odierna Siria e si trova oggi sommerso dalle acque del lago Assad, formatosi in seguito alla costruzione della diga di Taqba negli anni ’70. L’importanza di questo sito risiede nel fatto che si tratta di uno dei primi insediamenti che testimoniano il passaggio dell’essere umano da raccoglitore e cacciatore a stanziale.
Secondo questo nuovo studio, condotto da Andrew Moore del Rochester Institute of Technology, e James Kennett dell’Università di Santa Barbara, e dal loro team di ricercatori, Abu Hureyra è un sito importante anche per un altro motivo, potrebbe infatti essere il primo sito di una catastrofe che colpì gli esseri umani. In questo luogo infatti si verificò con buona probabilità, quello che viene conosciuto come impatto cosmico del Dryas recente, che avvenne all’incirca 12.800 anni fa.
La conclusione è giunta dopo l’analisi di alcune inclusioni trovate su reperti provenienti dal sito archeologico, come ossa di animali, cereali e rudimentali materiali da costruzione. Queste inclusioni sono state studiate per la loro temperatura di formazione, caratteristiche magnetiche, percentuale d’acqua, forma, struttura e composizione geochimica.
Appare chiaro che si tratti di materiali vetrificati con grani fusi di quarzo. Secondo i ricercatori una formazione simile sarebbe stata dovuta alla fusione e alla repentina vaporizzazione, e al successivo raffreddamento, di materiale organico, suolo e depositi alluvionali. Le analisi rivelano che il materiale delle inclusioni deve essersi formato ad una temperatura oltre i 2200° C. Una temperatura troppo alta da poter essere stata ottenuta dall’uomo in quell’epoca e nemmeno attribuibile ad eventi naturali come fulmini o lava.
L’unica ipotesi plausibile è dunque, secondo i ricercatori, che Abu Hureyra sia stato teatro dell’impatto cosmico del Dryas recente. Come afferma lo stesso Kennett “il villaggio di Abu Hureyra deve aver subito una distruzione improvvisa. Deve essersi verificato un impatto, o un esplosione abbastanza vicina al suolo, da coprire con una grande quantità di calore e vetro fuso l’antico villaggio”.
I materiali ritrovati nel sito di Abu Hureyra, sono molto simili a quelli trovati in altri siti archeologici in tutto il Pianeta. Per i ricercatori non si tratta di singoli eventi simultanei in tutto il Globo, ma bensì di una sola cometa che, alla fine del Pleistocene, sfiorò l’atmosfera terrestre bombardando la Terra con i suoi frammenti.
Come spiega Kennett infatti “un singolo grande impatto di asteroidi non avrebbe dato origine a materiali così ampiamente dispersi come quelli scoperti ad Abu Hureyra. Mentre grandi frammenti di un unica cometa sono in grado di provocare migliaia di esplosioni nell’atmosfera nell’arco di pochi minuti in un intero emisfero terrestre. L’ipotesi dell’impatto cosmico del Dryas recente propone quindi questo meccanismo per tenere conto dei materiali coevi ampiamente dispersi lungo oltre 14.000 chilometri, fra gli emisferi Nord e Sud”.
Questo evento sarebbe stato dunque la causa del periodo di clima freddo alla fine del Pleistocene, approssimativamente compreso tra 12.800 e 11.500 anni fa.
Immagini: MediaInaf
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