Lo scorso anno, Apple ha dovuto affrontare una disputa con l’agenzia federale governativa statunitense in merito allo sblocco dell’iPhone 5C dell’autore della strage di San Bernardino. L’FBI, di fronte al netto rifiuto di una tacita collaborazione con la software house di Cupertino, si è vista costretta a procedere in modo autonomo, scomodando esperti di terze parti.
Secondo una senatrice degli Stati Uniti, pare che la manovra che ha portato allo sblocco dell’iPhone 5C sia costata ben $900.000. Per sbloccare il telefono, l’FBI si è servita di esperti esterni dopo il diniego di Apple. La stessa Apple, di fatto, non è potuta intervenire direttamente, in luogo delle nuove contromisure restrittive volutesi già con l’avvento di iOS 8 e della crittografia end-to-end. Con iOS, nemmeno Apple può accedere ai file privati memorizzati sui device.
La questione ha portato a settimane di dispute giudiziarie tra la società di Tim Cook e l’agenzia governativa statunitense, che ha ricevuto il secco “No” del CEO, che nell’occasione aveva auspicato pericolosi risvolti negativi per la privacy di tutti i suoi utenti. Una scelta che ha visto il supporto di altri grandi protagonisti della scena internazionale dell’elettronica come Google e Facebook.
La senatrice Dianne Feinstein, nel corso di una seduta presso il Senate Judiciary Committee, ha lasciato chiaramente ad intendere che la cifra spesa per sbloccare il telefono sia arrivata a circa $900.000, sebbene non vi siano ancora conferme ufficiali. Dopo oltre un anno dall’episodio, comunque, non è ancora noto il nome dell’agenzia che si è resa protagonista dell’unlock.