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ISS, costruita a bordo una cartilagine ingegnerizzata dagli astronauti

Per la prima volta, il tessuto umano 3D è stato assemblato nella microgravità dello spazio. Attraverso un dispositivo a levitazione magnetica, i ricercatori della Russia, guidati da Vladislav Parfenov presso l’Accademia delle scienze russa e le soluzioni di bioprinting 3D, hanno permesso a un cosmonauta a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) di fabbricare la cartilagine umana da poche cellule isolate. Il loro lavoro potrebbe portare a nuove tecniche cruciali per la rigenerazione dei tessuti durante il volo spaziale a lungo termine.

 

La cartilagine fatta sulla ISS

L’ingegneria dei tessuti ha visto un aumento di interesse negli ultimi anni. Tradizionalmente, comporta la semina di cellule su “impalcature” biocompatibili, che si biodegradano una volta che i tessuti si sono assemblati in organi 3D. Tuttavia, stanno emergendo anche approcci più flessibili e privi di impalcature, che consentono alle cellule di riunirsi senza la necessità di biomateriali strutturali. Per fare questo, i ricercatori usano tecniche che includono supporti rimovibili e forze guida da campi acustici ed elettrostatici.

Una potenziale soluzione a questo problema è eseguire unioni levitate in microgravità. Studi recenti hanno mostrato particolare interesse nel fare questo con la cartilagine: il tessuto liscio ed elastico che si trova nelle articolazioni umane e nei dischi intervertebrali. Attualmente, si comprende a malapena in che modo la cartilagine viene colpita durante il volo spaziale a lungo termine, poiché gli esperimenti basati sullo spazio sono estremamente costosi e richiedono molto tempo. Nel loro studio, Parfenov e collaboratori hanno progettato un bioassemblatore magnetico da utilizzare sulla ISS, che richiederebbe solo una bassa concentrazione non tossica di ioni gadolinio. I risultati sono stati abbastanza positivi, con una vera e propria cartilagine umana riprodotta, ma ovviamente necessita di miglioramenti e quindi serviranno ulteriori studi e ricerche approfondite. E per fare ciò, lo spazio sembra proprio essere il luogo adatto.

 

Francesco Borea

Studente universitario Appassionato di tecnologia

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