Un ingegnere britannico ha rivelato per la prima volta in che modo, metaforicamente parlando, il suo Paese lasciò la sua “impronta” sul suolo lunare. Keith Wright, ingegnere originario di Nottingham, ha lavorato per la Nasa all’epoca in cui Neil Armstrong e Buzz Aldrin atterrarono sulla Luna durante la missione Apollo 11 del 16 luglio 1969.
Uno scarabocchio ben nascosto
Il professor Wright ha infatti lavorato su molte delle attrezzature scientifiche impiegate nella missione, consapevole del fatto che buona parte di esse sarebbe stata lasciata proprio lì, sulla Luna. Ha inoltre rivelato di aver lasciato la sua “firma“, abbozzando la bandiera del Regno Unito su un pannello solare posizionato su una delle apparecchiature.
Wright fu assunto dalla “de Havilland Engine Company” per lavorare sul razzo Blue Streak, un missile balistico progettato nel 1955, prima di trasferirsi negli Stati Uniti nel 1967. Al Kennedy Space Center, il professor Wright lavorava come ingegnere sulle attrezzature che l’equipaggio avrebbe poi lasciato sulla Luna a missione conclusa.
Il racconto del professor Wright
“Neil Armstrong e Buzz Aldrin vennero nel nostro settore e ci mettemmo al lavoro sulla strumentazione che sarebbe servita alle ricerche sperimentali che avrebbero condotto una volta arrivati sulla Luna“, ha affermato. “Neil era molto rilassato e piuttosto scherzoso, lavorammo in modo così disinvolto che sembrava di non lavorare affatto; solo in un secondo momento realizzai l’importanza storica della situazione e chiesi loro gli autografi“.
L’impresa di Armstrong fu vista da circa 500 milioni di persone: toccò la superficie della Luna, nel Mare della Tranquillità e dopo essere sceso dal mezzo da sbarco Eagle, l’astronauta pronunciò la storica frase: “Questo è un piccolo passo per l’uomo, e un balzo gigantesco per l’umanità“. Successivamente venne raggiunto da Buzz Aldrin e la coppia piantò la bandiera a stelle e strisce, prima di dispiegare l’equipaggiamento con la piccola “Union Jack” scarabocchiata dal professor Wright.