Il copy trading è una strategia di investimento nei mercati finanziari che, come ormai ogni fenomeno di successo nato online, sta prendendo piede molto velocemente in rete.
Sono tanti gli utenti che, per una serie di fattori (dall’inesperienza al desiderio di arricchimento rapido e senza sforzi, dalla curiosità alla mancanza di tempo per fare ricerca autonoma in ambito finanziario) decidono di affidare l’andamento del proprio portafoglio a scelte di altri utenti iscritti alla medesima piattaforma di social trading.
Il funzionamento del copy trading è tanto semplice quanto geniale: rendendo pubblico l’andamento dei guadagni percentuali dei portafogli di investimento di ogni utente iscritto ad un portale di social trading, tanti altri trader potrebbero essere tentati dal replicare le strategie dei colleghi che hanno normalmente successo.
E perché, dunque, non rendere lucrativa la cosa? Piattaforme quali eToro, ad esempio, hanno costruito una fortuna sulla possibilità offerta ai trader di replicare la strategia di altri utenti iscritti alla piattaforma online. Chi viene copiato riceve una somma di denaro mensile proporzionale al numero di follower, e si trasforma, de facto, in un ambasciatore di eToro capace di fare del marketing per la piattaforma semplicemente investendo sui mercati.
Qual è la storia di questa strategia di investimento? E che cosa ne pensa il mondo accademico? Quali dubbi ha espresso il Regolatore in merito? Queste sono tutte ottime domande che troveranno risposta nel presente articolo.
Un’idea più che lungimirante
Il mondo del copy trading, se vogliamo, nasce inconsciamente con la tecnica – oramai sempre più obsoleta – delle newsletter via mail.
Sono tanti i fondi di investimento che, con una certa frequenza, comunicavano (e, in alcuni casi, comunicano ancora oggi) le proprie scelte di investimento sui mercati finanziari ai propri investitori tramite newsletter ricorrenti.
Con il tempo, lo strumento della newsletter è andato in disuso e sono subentrate le moderne app di messaggistica tra smartphone (e chissà quali strumenti nasceranno in futuro). Questo ha reso più facile la comunicazione fra trader iscritti allo stesso social network e, anche in questo caso in maniera probabilmente inconscia, la tendenza a fare copy trading è cresciuta tra i frequentatori della Rete.
Tra il periodo in cui le newsletter erano in voga e quello in cui le moderne app di messaggistica sono nate, alcuni personaggi lungimiranti hanno iniziato ad aprire piattaforme di trading che offrivano la possibilità di copiare determinate strategie di investimento in maniera passiva (tra i primi storici casi abbiamo la storia di Tradency, con il suo mirror trading del 2005).
Fu però la piattaforma eToro a coniare per la prima volta il termine “copy trading” – ottenendo il trademark per il termine nel 2012 e, al giorno d’oggi, è proprio eToro a trainare il mercato del trading online su questo tipo di investimenti.
Cosa dice il mondo accademico?
Sebbene il copy trading sia un trend relativamente recente nel mondo finanziario, sono tanti gli istituti di ricerca universitaria che hanno mostrato grande interesse nel tema.
I ricercatori dell’istituto MIT, ad esempio, hanno rilevato in uno studio del 2012 che chi segue strategie di copy trading su eToro guadagna in media il 6-10% in più rispetto a chi investe denaro in maniera autonoma sulla stessa piattaforma.
Opinioni positive simili sono emerse da studi successivamente svolti da IBM Research e da altre realtà universitarie, il risultato delle ricerche è piuttosto unanime: sebbene non siano sempre solo i trader migliori ad essere copiati, chi copia ha tendenza a fare meglio sui mercati finanziari di chi non copia la strategia di investimento altrui.
Questo, però, non deve far pensare che il copy trading sia una strategia di investimento perfetta che non possa portare a perdite sui mercati, sarebbe folle pensare ciò.
Tra i tanti, esiste uno studio molto interessante che sostiene come chi segua un approccio di copy trading abbia una pericolosa tendenza a sottovalutare il rischio di finanziamento assunto. Come vedremo a breve, il Regolatore stesso ha diversi dubbi su questo aspetto in particolare.
Gli studi sugli effetti comportamentali del copy trading
Vale la pena in questa sede approfondire l’ultima affermazione del paragrafo precedente circa l’errata valutazione del rischio di investimento da chi fa copy trading.
Per fare questo, occorre innanzitutto cercare di estraniarsi momentaneamente dall’ambito finanziario. Proviamo ad immaginare, in un qualunque altro contesto, di essere di fronte ad una scelta:
- Svolgere una serie di azioni sulla base della nostra esperienza e conoscenza su un particolare settore
- Affidarci interamente ad una persona da noi ritenuta “esperta” del settore in questione, senza dubitare la correttezza di una decisione
Sebbene una mente critica e matura dovrebbe sempre essere scettica di fronte alla seconda opzione sopra riportata, i vari studi svolti sul copy trading sembrano puntare al fatto che questa mentalità sia estremamente comune – fortunatamente, con eccezioni – tra chi decide di copiare pedissequamente una strategia di investimento.
“Questa persona fa così, quindi deve essere giusto e sicuramente guadagnerò dei soldi”. Questo tipo di ragionamento, estremizzato ai fini della spiegazione contenuta in questo articolo, è davvero molto pericoloso.
Supponiamo ad esempio che un copy trader cominci a riscontrare perdite sui mercati finanziari. A cosa imputare tali perdite? Ad inesperienza del trader copiato? A particolari condizioni di mercato? Alla sfortuna?
Qualunque sia la spiegazione che il trader darà alle proprie perdite, ricadremo sempre in quella che l’economista Taleb chiama “fallacia narrativa”, ovvero la tendenza degli esseri umani a cercare una giustificazione ossessivamente per ogni cosa che succede, anche al costo di arrivare ad una conclusione errata.
La morale della storia sarà che il copy trader acritico rischia di trovarsi con meno denaro da investire senza realmente capire i motivi sottostanti alla perdita registrata sui mercati.
L’opinione del Regolatore
I dubbi del Regolatore sul copy trading sono ben noti e, sebbene per ora nessuno abbia deciso di prendere seri provvedimenti per regolamentare maggiormente la pratica, è giusto che tali riserve siano note al pubblico interessato al futuro di questo ambito.
In ambito europeo, in particolare, la European Securities and Markets Authority (ESMA) ha espresso forti riserve circa l’effettiva compliance di questa pratica alle linee guida contenute nella normativa MiFID.
Per fare un esempio pratico: è giusto consentire ad un trader con il profilo di investimento X di replicare pedissequamente la strategia del trader con profilo Y?
Al di là della normativa MiFID, anche la Financial Conduct Authority (FCA) britannica ha espresso pareri simili all’ESMA. L’ESMA, tuttavia, non ha ad oggi messo in pratica restrizioni particolari sulla pratica, cosa invece fatta dalla FCA, con l’imposizione di massima trasparenza da parte delle piattaforme che offrono il servizio di copy trading circa il reale profilo di investimento dei trader copiabili.