L’aspirina aiuta a combattere il cancro, ma con delle controindicazioni

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L’aspirina potrebbe essere davvero una roulette russa per le persone affette da cancro al seno, secondo una nuova ricerca. L’assunzione di questo farmaco potrebbe infatti aumentare le probabilità di sopravvivenza dei pazienti, come hanno scoperto studi precedenti, attenuando l’infiammazione; tuttavia, ciò non è però valido per tutti i pazienti con carcinoma mammario, mettendo in seria discussione questa delicata teoria. Oggi, i ricercatori dell’Università della Carolina del Nord hanno ipotizzato una ragione del perchè ciò accade: le variabili sarebbero le caratteristiche genetiche del tumore e del paziente.

 

Terapie a basso costo come l’aspirina possono però avere effetti imprevedibili

Le loro ricerche suggeriscono che le sostanze chimiche contenute nell’aspirina possono influenzare la “metilazione del DNA“, un processo che interessa direttamente i geni da cui l’incidenza del tumore può dipendere. In alcuni pazienti il processo va a buon fine, ostacolando il tumore e rafforzando le difese immunitarie, ma in altri, può fare esattamente il contrario. “L’infiammazione cronica è un fattore chiave nello sviluppo di diversi tipi di cancro, incluso il cancro al seno“, ha dichiarato il dottor Tengteng Wang, che ha guidato questo studio.

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Se il DNA non viene metilato nella regione che interessa il gene denominatoBRCA1“, i soggetti portatori di questo particolare gene (condizione che ha interessato anche l’attrice Angelina Jolie e che l’ha portata a dover subire una doppia mastectomia) non risultano adeguatamente protetti. La dottoressa Marilie Gammon ha affermato che i risultati della ricerca potrebbero essere di grande aiuto nello sviluppo di tecniche di diagnosi e terapie.

 

La ricerca intende dimostrare la relazione tra cancro e fattori genetici e ambientali

I nostri risultati, se confermati, possono influire sul processo decisionale clinico identificando un sottogruppo di pazienti, usando marcatori epigenetici, per i quali l’uso di aspirina pre-diagnosi influisce sulla successiva mortalità“, ha affermato la dottoressa Gammon. La ricerca futura dovrebbe prendere in considerazione un profilo di metilazione del DNA più completo al fine di individuare con più precisione le donne a rischio, hanno affermato i ricercatori.

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La dottoressa Kristen Malecki, epidemiologa dell’Università del Wisconsin, ha affermato che i risultati confermano l’importanza della ricerca che esamina le interazioni tra epigenetica e terapie a basso costo, come l’aspirina. “Lo studio di Wang e del suo team mostra che al di là delle interazioni gene-ambiente, esistono anche interazioni epigenetiche e ambientali e suggeriscono che in futuro la metilazione del DNA potrebbe aiutare ad individuare quei soggetti per i quali il trattamento può o meno avere successo“, ha affermato Malecki.

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