Le alghe che vivono all’interno dei vasi sanguigni dei girini, possono pompare ossigeno per le cellule nervose vicine, affamate di ossigeno. I ricercatori dell’Università Ludwig-Maximilians di Monaco, hanno proposto l’uso delle alghe come fabbriche locali di ossigeno nel cervello. Questo, potrebbe portare, un giorno, a terapie per danni da insufficienza di ossigeno. La notizia è stata annunciata il 21 ottobre all’incontro annuale della Society for Neuroscience.
Suzan Özugur, neurobiologa del team di studio ha commentato: “All’inizio sembra solo un esperimento molto divertente. Ma poi, abbiamo visto che funziona. Penso che abbia un grande potenziale”. Özugur e il collega Hans Straka, ritengono che: ”Un esempio futuristico per questa tecnica, sarebbe quella di impiegare le alghe per gli astronauti nelle missioni spaziali a lungo raggio”. Özugur e il suo team, portavano avanti gli esperimenti, introducendo ossigeno nelle teste di girini recise, per mantenere attive le cellule nervose.
Ma, avendo alcuni scambi di opinioni con noti botanici, Straka, ha avuto l’idea di provare ad usare le alghe. Un modo non convenzionale di portare avanti uno studio, ha portato i suoi risultati. I ricercatori hanno iniettato alghe verdi (Chlamydomonas reinhardtii), o cianobatteri (Synechocystis), nei vasi sanguigni dei girini, creando un misterioso animale verdastro. Entrambe le specie di alghe producono ossigeno, in risposta alla luce che brilla attraverso i corpi traslucidi dei girini.
Quando i ricercatori hanno esaurito l’ossigeno nel liquido che circonda la testa di un girino, i nervi oculari si sono disattivati, smettendo di emettere segnali. Ma, pochi minuti dopo le alghe hanno iniziato a funzionare, facendo riprendere i segnali. Finora, le reazioni al lavoro dei ricercatori sono molto varie, ma tutte entusiaste. Non è chiaro per quanto tempo le alghe possono sopravvivere nei vasi sanguigni, né è chiaro quanto bene gli animali, comprese le persone, tollererebbero gli ospiti.
“È improbabile, che questa scoperta venga utilizzata in medicina”, afferma la neuroscienziata Kathleen Cullen della Johns Hopkins University. Ma, crede che ci vogliano altri studi perchè questa tecnica possa essere utilizzata per trattare l’ipossia cerebrale, incluso l’ictus. Il team di Straka, prevede di studiare se le alghe possono essere utilizzate per ulteriori problemi legati al cervello. Le alghe, potrebbero anche essere in grado di fornire alle cellule nervose glucosio, o molecole che influenzino il comportamento delle cellule nervose.
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