Secondo un tema di ricercatori dell’Università di Southampton le ceneri vulcaniche potrebbero svolgere un ruolo importante nel rimuovere l’anidride carbonica dalla nostra atmosfera. A dimostrarlo è un team della School of Ocean and Earth Science dell’ateneo, che ha modellato l’impatto della diffusione di cenere vulcanica da una nave su un’area del fondale oceanico per aiutare ad amplificare i processi naturali che bloccano la CO2 nel fondale marino.
Con questo studio il team ha scoperto che questa tecnica potrebbe essere più economica, tecnologicamente più semplice e meno invasiva rispetto ad altre tecnologie per rimuovere i gas serra dall’atmosfera che sono causa del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici.
Il cambiamento climatico, dovuto all’impatto di centinaia di anni di emissioni di gas serra, provoca eventi drammatici come intense ondate di calore, siccità, incendi e altri eventi meteorologici estremi. Per questo motivo è assolutamente necessario intervenire immediatamente per porre rimedio alla situazione. Non solo riducendo le emissioni di questi gas, ma tentando di rimuovere la maggior parte di quelli già presenti, in alte concentrazioni, nell’atmosfera con la rimozione attiva dei gas a effetto serra (GGR).
Queste tecniche GGR, rimuovono l’anidride carbonica e gli altri gas serra dall’atmosfera, riducendo l’effetto serra e quindi producendo nel lungo termine, un rallentamento del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. Come tecniche GGR sino ad ora sono utilizzate varie metodologie, dal semplice rimboschimento a tecnologie più complesse che mirano a catturare direttamente l’anidride carbonica presente nell’atmosfera.
I ricercatori hanno notato che le ceneri vulcaniche dei numerosi vulcani che si trovano vicino agli oceani, depositano la loro cenere sui fondali oceanici dove aumentano lo stoccaggio nei sedimenti marini di anidride carbonica, riducendone la concentrazione atmosferica.
Come spiega Jack Longman, autore principale ed ex assistente di ricerca post-dottorato presso l’Università di Southampton, che ora ricopre una posizione presso l’Istituto di chimica e biologia dell’ambiente marino (ICBM) dell’Università di Oldenburg, “uno dei modi in cui gli oceani bloccano la CO2 è immagazzinarla nei sedimenti sul fondo del mare come carbonato di calcio e carbonio organico. Nel nostro lavoro, discutiamo di come questo processo naturale possa essere aumentato aggiungendo artificialmente cenere agli oceani”.
Per condurre le ricerche, il team ha distribuito della cenere vulcanica da una nave in una determinata area, modellandone poi gli effetti sull’oceano. Analizzando i risultati di queste modellazioni, i ricercatori hanno stabilito che questo metodo potrebbe portare all’immagazzinamento di 2300 tonnellate di CO2 per ogni 50.000 tonnellate di cenere vulcanica.
Questo metodo risulterebbe inoltre essere economico e molto più naturale, essendo solo l’amplificazione di un processo che naturalmente avviene in natura. Ma prima che possa essere messo definitivamente in atto, saranno necessari ulteriori studi. I ricercatori infatti dovranno stabilire che effettivamente non ci siano effetti collaterali imprevisti e che il metodo sia realmente efficace.
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