Morbo di Parkinson: il cerume come nuova fonte di biomarcatori precoci

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Nel campo della neurologia, la ricerca di biomarcatori affidabili e precoci per il morbo di Parkinson è una delle sfide più urgenti. Ora, una scoperta sorprendente potrebbe aprire nuove prospettive diagnostiche: il cerume – la sostanza cerosa prodotta naturalmente dall’orecchio – contiene biomarcatori chimici rilevanti per la malattia. A dimostrarlo è uno studio condotto da ricercatori spagnoli, pubblicato su ACS Chemical Neuroscience, che ha analizzato campioni di cerume in pazienti affetti da Parkinson e soggetti sani.

Il morbo di Parkinson, una malattia neurodegenerativa progressiva, colpisce milioni di persone nel mondo e viene solitamente diagnosticato solo dopo la comparsa dei sintomi motori, quando il danno neuronale è già avanzato. L’individuazione di segnali precoci è dunque cruciale per anticipare l’intervento terapeutico e rallentare la progressione della malattia.

Morbo di Parkinson: il cerume come strumento diagnostico precoce

Gli scienziati hanno analizzato il cerume attraverso una tecnica di spettrometria di massa, scoprendo che nei pazienti con Parkinson esistono differenze significative nella composizione chimica, in particolare nella presenza di ammine biogene, acidi grassi e composti volatili legati all’attività neurologica. Questi composti potrebbero diventare veri e propri marcatori biologici di rischio o diagnosi precoce, con il vantaggio di un metodo semplice e non invasivo.

La ricerca si inserisce in una nuova tendenza della scienza medica, che guarda con crescente interesse alle secrezioni corporee minori – come saliva, sudore o cerume – come miniere di informazioni cliniche. Il cerume, in particolare, si è dimostrato stabile nel tempo e relativamente protetto da contaminazioni esterne, rendendolo un materiale ideale per l’analisi metabolomica.

Secondo gli autori dello studio, il profilo chimico del cerume nei malati di Parkinson mostra alterazioni simili a quelle riscontrate nel cervello e nel liquido cerebrospinale, ma senza bisogno di procedure invasive. Questo apre la possibilità di sviluppare test diagnostici rapidi, economici e accessibili, utili sia per screening di massa che per il monitoraggio della malattia.

Rivoluzionare le pratiche cliniche nei prossimi anni

Naturalmente, si tratta ancora di una fase sperimentale: servono ulteriori conferme su campioni più ampi e diversificati, e la definizione di soglie cliniche precise. Tuttavia, la prospettiva di diagnosticare il Parkinson con un semplice prelievo auricolare potrebbe rivoluzionare le pratiche cliniche nei prossimi anni.

Oltre agli aspetti diagnostici, questo studio fornisce anche nuovi spunti per comprendere meglio i processi biochimici che accompagnano la degenerazione neuronale. Tracce di squilibri metabolici nel cerume potrebbero, in futuro, indicare anche la risposta ai trattamenti farmacologici o l’evoluzione della malattia.

In un contesto in cui la medicina cerca sempre più strumenti personalizzati e poco invasivi, il cerume, da sempre trascurato o rimosso, potrebbe diventare un prezioso alleato nella lotta contro una delle malattie neurodegenerative più diffuse del nostro tempo.

Foto di Rollz International su Unsplash

Marco Inchingoli
Marco Inchingoli
Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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