Il morbo di Parkinson, così come quello di Alzheimer, è una patologia complessa che ancora non si comprende bene tanto che viene associata a molti fattori di rischio. Tra questi, secondo nuovi studi, ci sarebbero anche i cibi ultra-processati. Quest’ultimi, già associati a problemi di salute come anche solo la demenza o malattie cardiache, possono di fatto favorire la comparsa di quest’ulta patologia. E’ stato visto infatti come un maggior consumo era legato alla presenza precoce di sintomi.
Lo studio ha sfruttato i dati raccolti da altre istituzioni. Arrivano da oltre 40.000 individui seguiti nell’arco di 28 anni con un età media di 48 anni. Si parla quindi di un campione importante. Il focus erano ovviamente le abitudini alimentari dove il gruppo che ne consumava di più arrivava a raggiungere l’uso di 11 alimenti ultra-processati al giorno e quelli più attenti una media di tre al giorno.
Il collegamento tra Parkinson e alimenti ultra-processati
Le parole dei ricercatori: “Ci sono sempre più prove che la dieta possa influenzare lo sviluppo del morbo di Parkinson. La nostra ricerca dimostra che mangiare troppi cibi trasformati, come bibite zuccherate e snack confezionati, potrebbe accelerare i primi segni del morbo di Parkinson. Scegliere di mangiare meno cibi trasformati e più cibi integrali e nutrienti potrebbe essere una buona strategia per preservare la salute del cervello. Sono necessari ulteriori studi per confermare la nostra scoperta che mangiare meno cibi trasformati può rallentare i primi segni del morbo di Parkinson.”
Come dicono gli stessi studiosi, questi collegamenti sono comunque un po’ aleatori. Si parla di segnali precoci che possono vuol dire tutto e nulla perché sono segnali comuni all’invecchiamento e ad altre patologie tipiche dell’età avanzata.