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Note 7: il disastro potrebbe derivare da un piccolo errore nella catena di montaggio

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In merito alla vicenda Note 7 batteria vige il più assoluto mistero. Nel corso di questi ultimi giorni, la società è riuscita a vagliare soltanto alcune ipotesi (per niente verificate) che si sono aggiunte, in ultimo, alla potenziale fonte del “fiasco Note 7, così come definito dal portale online di riferimento di ReCode.

A quanto riferito dalle fonti, infatti, secondo un’analisi di Phil Baker, un esperto di sviluppo del prodotto, autore e giornalista in tecnologia di consumo (ha sviluppato decine di prodotti per le aziende, tra cui Apple, Seiko, Polaroid, etc..), il problema che ha portato alle esplosioni di Note 7 pare sia da imputare ad un piccolo errore di costruzione che è costato a Samsung qualcosa come 53 milioni di dollari americani, una cifra davvero esorbitante (se non contiamo la perdita d’immagine).

Chiunque sia coinvolto della progettazione e nella conseguente fabbricazione di un terminale è conscio del fatto che il processo più importante dell’intera catena di realizzazione corrisponde al vero e proprio test sul campo. Tutte le ipotesi e le implementazioni, in tal caso, trovano modo di essere confermate e verificate. L’unico modo, pertanto, è quello di “stressare” il componente sottoponendolo a migliaia di test ciclici con l’obiettivo di individuare potenziali problemi.

note 7

I test vertono sugli accertamenti in merito alle temperature generate sotto stress, all’umidità ed ai drop-test fisici per urti e vibrazioni che si concludono con una prova-tipo reale in utilizzo quotidiano.

Il test, com’è chiaro, richiede svariati mesi ed una certa quantità di personale munito di stazioni di prova e relative attrezzature da utilizzarsi in qualità di simulatori. Ad ogni modo, per Note 7 è sconcertante il fatto che la società si sia portata comunque alla commercializzazione del terminale nonostante i problemi già noti e che hanno condotto poi, come auspicabile a serie perdite finanziarie e d’immagine che hanno assunto connotazioni legali in forma di Class Action e veri e propri Ban da aeroporti e luoghi sensibili.

Il problema potrebbe essere più semplice del previsto e non risiedere necessariamente nel comparto batteria Note 7 nè in errori di progettazione ma, piuttosto, in un ‘insignificante’ passaggio di fabbricazione in fase di assembling, essendo le batterie adeguatamente progettate per adattarsi ai loro terminali di riferimento.

LEGGI ANCHE: Note 7: i presunti test alle batterie non sono a norma

Di fatto, l’assemblaggio del terminale non avviene per mezzo di sistemi robotici ma si serve di personale umano che, come noto, introduce un margine (seppur minimo) di errore. Ogni operatore riceve adeguate istruzioni e la strumentazione necessaria per l’ancoraggio del telaio ed il posizionamento delle componenti tramite saldatura e connettori logici  di collegamento.

Non è raro, in questi casi, che un operatore commetta degli errori. Basta, di fatto, anche una singola vite fuori asse per generare un vero e proprio disastro. Per ovviare a ciò, ha luogo un’alternanza dei turni sulla catena di montaggio che anticipa i test. Però, in questi casi, l’errore è sempre dietro l’angolo.

Il caso più eclatante è la classica vite non perfettamente salda in sede che, in questo caso, rischia di generare focolari d’incendio e non garantisce, tanto per fare un esempio, la perfetta impermeabilizzazione di un terminale così come previsto da specifica.galaxy note 7

Nel caso Note 7, la filiera aveva previsto una fase di produzione di 2.000 unità giornaliere smistate su due turni da otto ore di lavoro. Dal momento della scoperta del problema Note 7 sono state prodotte 8.000 unità. Un solo individuo, pertanto, avrebbe causato un vero e proprio disastro, a causa proprio di una vite non calibrata che ha portato al richiamo, al dis-assemblaggio ed, infine, al completo ritiro dal mercato del terminale.

Nell’ottica di una filiera di produzione con un volume d 1.000 unità al giorno, è facile immaginare come un errore così irrisorio possa causare conseguenze di portata gigantesca. Una sorta di “effetto farfalla”. Sarà stato davvero questo il motivo del malfunzionamento del Note 7? 

LEGGI ANCHE: Note 7: Samsung voleva pagare il silenzio di un uomo, e del suo video

Federica Vitale
Federica Vitalehttps://federicavitale.com
Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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