Facebook e Google, come visto in queste ultime settimane, si sono industriate al fine di contenere il fenomeno delle notizie bufala, attraverso una tacita collaborazione degli utenti che, a seguito di un adeguamento delle infrastrutture, lascerà integralmente il posto a sistemi ad auto-apprendimento basati su moderne tecnologie di Intelligenza Artificiale a reti neurali, che avranno il compito di stanare i faker e tutti coloro che, nostro malgrado, si impegnano quotidianamente alla profusione del falso online.
Il governo tedesco, in merito al fenomeno delle fake news si è espresso adottando una politica repressiva, piuttosto drastica, nei confronti degli utenti dei canali social che si ostinano ad intraprendere la strada delle notizie spazzatura. La misura, pertanto, dovrebbe prevedere un’ammenda piuttosto salata del valore di €500.000 a post, nel caso in cui l’utente interessato si rifiuti unilateralmente di rimuovere detto contenuto inappropriato.
Notizie false e post generati al solo scopo di generare clickbait verso un’utenza che, causa disinformazione, si porta a prendere per buono tutto ciò che online viene espresso, quindi, non avranno vita facile. Tutti i post che istigano all’odio, alla violenza e che non siano pertinenti, quindi, subiranno l’amara condanna al pagamento della sanzione. Una misura necessaria, almeno secondo quanto espresso da una coalizione di governo stanca delle news false. Un provvedimento espressamente rivolto a Facebook che, nel caso non adempia alla rimozione entro le 24 ore, incorrerà in quanto sopra previsto.
Il tetto massimo delle sanzioni per singola società è stato fissato a 10 milioni di euro e, nel caso se ne faccia richiesta, la parte lesa può richiedere un risarcimento di indennità pari a quello della multa posta in essere.
Come se non bastasse, alle rispettive piattaforme viene richiesta l’apertura di uffici in loco allo scopo di porre in essere una continuità di servizio che garantisca operatività 24 ore su 24 per l’interno anno. Il provvedimento, inoltre, sancisce la possibilità di richiedere una sezione pubblica, per ogni social page, che permetta agli utenti di constatare il numero di reclami fatti ed il numero di quelli regolarmente risolti. In tal modo tutto verrà posto sotto vigile sorveglianza.
Un provvedimento che, benché abbia come esempio Facebook, riguarda anche portali di rilievo operanti nel segmento social networking come Youtube e Twitter, quest’ultimo divenuto ormai letteralmente fuori controllo. Allo stesso modo, le misure preventive si applicano anche al cospetto di Google Corporation ed al suo algoritmo di ricerca, ritenuto responsabile di una eccessiva permissività sulla divulgazione dei contenuti che incitano all’odio ed alla violenza, con conseguenti episodi di bullismo e cyber-bullismo.
La proposta è stata esplicata a chiare lettere ed ha, come chiaramente visibile, lo scopo di sensibilizzare le major society verso un problema diffusamente grave. Un problema al quale pare si possa così porre un freno e che, nel contesto, garantisca un utilizzo più coscienzioso e “pulito” del web e delle sue risorse.
Ad ogni modo, a detta di molti, il tentativo appare superficiale e volutamente disperato e, in tale ottica, potrebbe non corrispondere alla soluzione definitiva al problema primo. Di fatto, solo per Facebook Notizie, si tratterebbe di un esame minuto per minuto di qualcosa come circa 36.8 milioni di post regolarmente pubblicati dai tedeschi. Un esame che richiede un certo esborso di denaro e che, in tal senso, potrebbe negativamente interferire con le prestazioni del platform, già poco soddisfacenti.
In seconda analisi, l’utente potrebbe comunque decidere di creare da zero un nuovo account e perseguire comunque i propri insani propositi. Infine, ma non meno importante, il fattore soggettivo nell’interpretazione delle notizie online in relazione a temi sensibili per i quali, seconda contesto, vige sempre l’arbitrarietà nel contesto. Molti concetti, di fatto, non sono universalmente applicabili in ogni situazione. Un candido esempio è dato dai concreti di guerra e pace, che non rispondono necessariamente ad un fattore di interpretazione oggettiva.
Potrebbe, quindi, questo nuovo metodo incentivare realmente la prosecuzione di un progetto in cui il web si renda partecipe di una seria rivalutazione sul contenuto delle notizie? Rimettiamo a voi l’annosa questione.
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