Nel luogo più caldo delle Terra, così è infatti conosciuto il deserto mediorientale del Lut, un team di ricercatori ha scoperto un nuovo crostaceo d’acqua dolce. Questa nuova specie appartiene al genere Phallocryptus e fino ad ora ad esso appartenevano solo quattro specie, tutte identificate in zone aride e semiaride.
La scoperta di un nuovo crostaceo d’acqua dolce
La scoperta è stata effettuata all’interno di una ricerca condotta dal Dr. Hossein Rajaei del Museo Statale di Storia Naturale di Stoccarda ed il Dr. Alexander V. Rudov dell’Università di Teheran mentre erano al lavoro per comprendere l’ecologia, la biodiversità, la geomorfologia e la paleontologia del deserto del Lut.
Il nuovo crostaceo è stato trovato in un piccolo lago stagionale nella parte meridionale del deserto dal Dr. Rajaei. Mentre ad identificarlo e scoprire che si trattava di una nuova specie è stato il coautore dello studio, il Dr. Martin Schwentner, specialista in crostacei del Museo di Storia Naturale di Vienna. Il crostaceo è stato chiamato dai biologi Phallocryptus fahimii, in onore del biologo iraniano Hadi Fahimi, che ha preso parte alla spedizione del 2017 e rimasto vittima di un incidente aereo nel 2018.
Nello studio del team è stato specificato come questo nuovo crostaceo differisca da tutte le altre specie conosciute di Phallocryptus, un genere di crostacei “in grado di sopravvivere per decenni nei sedimenti secchi e schiudersi all’arrivo delle successiva stagione delle piogge, quando si formano gli habitat acquatici stagionali. Sono perfettamente adattati a vivere in ambienti desertici. La loro capacità di sopravvivere anche nel deserto di Lut evidenzia la loro capacità di recupero”, come ha dichiarato Schwentner.
Dasht-e Lut, l’inferno di sassi neri
Il deserto di Lut, noto anche come Dasht-e Lut, è il secondo deserto più grande dell’Iran. Situato tra i paralleli 33 ° e 28 ° e con i suoi 51.800 chilometri quadrati, questo deserto detiene il record attuale per la più alta temperatura superficiale mai registrata. Nel 2006, la NASA ha riportato una temperatura superficiale record di 70,7 °C, che più recentemente è stata aumentata fino a 80,3 °C.
A contribuire all’estrema temperatura di questo inferno sulla terra, sono i ciottoli scuri di cui è formato, che assorbono il calore solare. Ma anche se rovente e quasi privo di vegetazione, il deserto del Lut ospita una fauna diversificata, ma nessun biotopo acquatico permanente. Solo piccoli stagni stagionali riempiti occasionalmente dalle esigue piogge che cadono nella regione, circa 30 mm ogni anno.
E proprio in questo ambiente estremo, un team di ricercatori e biologi è riuscito ad individuare una nuova, piccola specie di crostaceo d’acqua dolce.
Immagini: M. PallmannSMNS / Pallmann