Nell’Oceano Pacifico, al largo della Nuova Zelanda, è stata individuata una bolla d’acqua con una temperature di 5° C più alta rispetto al resto della massa d’acqua oceanica. Un evento che in normalmente non si verifica in queste zone e che potrebbe essere una conseguenza dell’innalzamento delle temperature globali registrato nello scorso anno.
A hot “blob” has appeared in the Pacific Ocean — and it’s likely boasting the warmest water temperatures on the planet.https://t.co/ccmijECxIz
— nzherald (@nzherald) 26 dicembre 2019
L’anno più caldo dalla Rivoluzione Industriale
Il 2019 è stato probabilmente, secondo i risultati preliminari dello stato annuale dell’OMM del rapporto sul clima globale pubblicato all’inizio di questo mese, il secondo anno più caldo dalla Rivoluzione Industriale, come mostrano le alte temperature registrate in Australia e Nuova Zelanda in questi ultimi mesi. Temperature che, aiutate dai forti venti, hanno provocato i vasti e disastrosi incendi che tutt’ora stanno devastando l’Australia, provocando ingenti danni e che hanno provocato la morte di 24 persone e 480 milioni di animali . Sono finora andati in fumo circa 6 milioni di ettari di terreno.
Ed ora è stato osservato questo fenomeno anomalo, una “hot blob” (una goccia calda), come è stata definita dai media neozelandesi. Si tratta di una bolla d’acqua calda individuata nell’Oceano Pacifico meridionale a est della Nuova Zelanda. Questo fenomeno è molto insolito in queste zone, Si tratta infatti di un evento che in genere si verifica al largo delle coste Pacifiche del nord-est America.
Una bolla d’acqua calda nell’Oceano Pacifico
Si tratta dunque di un fenomeno che a volte si verifica nell’oceano, ma mai si erano registrate temperature così alte all’interno di una bolla oceanica di acqua calda. Al centro di questa hot blob infatti sono state registrate delle temperature che superano di ben 5° C la temperature dell’acqua. Questo è di fatto l’incremento di temperatura che sta vivendo ora il nostro pianeta, in una enorme massa d’acqua oceanica che potrebbe anche superare in estensione il territorio stesso della Nuova Zelanda.
Secondo quanto riportato dal New Zeland Herald, il fenomeno potrebbe essere dovuto all’assenza di venti e di nuvole nella zona dove si è individuata la massa di acqua calda. Secondo James Renwick, capo del dipartimento di geografia e di scienza della Terra della Victoria University di Wellington, la grande sacca d’acqua calda si è creata al largo dell’arcipelago delle Isole Chatham ed è aumentata di temperatura nel corso delle settimane. Renwick l’ha definita al momento “la più grande patch di riscaldamento sopra la media del pianeta. Normalmente le temperature sono circa 15 ° C, mentre nella nolla si registrano circa 20 ° C”.
I risultati del cambiamento climatico e il pericolo per gli ecosistemi marini dell’Oceano Pacifico
Renwick sostiene che la bolla di acqua calda nell’Oceano Pacifico neozelandese, sia riconducibile all’aumento delle emissioni di gas serra e ai conseguenti cambiamenti climatici. Ma la maggior causa della sacca di acqua calda è una alta pressione atmosferica persistente sulla zona e una quasi totale mancanza di vento.
“Non è raro osservare sacche di acqua più calda al largo della Nuova Zelanda, ma un aumento di quattro, cinque e fino a sei gradi, è piuttosto insolito. Si tratta probabilmente uno strato molto sottile di oceano che si è riscaldato e non è stato raffreddato dal vento in queste ultime settimane”, queste le parole di Renwick.
Egli ha anche espresso la sua preoccupazione per gli effetti che questo aumento di temperatura potrebbe avere sulla vita marina, soprattutto se dovesse estendersi anche molto sotto la superficie oceanica. Per questo gli scienziati monitoreranno la zona nelle prossime settimane, alla ricerca di indizi sulle cause e sulle possibili conseguenze di questa bolla d’acqua calda nell’Oceano Pacifico meridionale.