Stimolando specifiche regioni del cervello nelle scimmie attraverso impulsi di onde ultrasoniche è possibile influenzarne le scelte. Lo rivela un nuovo studio scientifico che potrebbe portare ad un nuovo trattamento non invasivo per curare disturbi del processo decisionale come la dipendenza.
Ricerche precedenti hanno dimostrato che le onde ultrasoniche a bassa intensità applicate ai cervelli di roditori possono stimolare i neuroni e causare movimenti muscolari. Tuttavia, studi più recenti hanno prodotto risultati meno significativi, suggerendo che la tecnica potrebbe non essere efficacie. Inoltre, gli effetti sul comportamento negli animali più grandi e nell’uomo devono ancora essere studiati.
Controllo remoto sulle scimmie macaco
Jan Kubanek e colleghi hanno effettuato un esperimento con due scimmie macaco per indagare sul loro comportamento; le scimmie hanno guardato un bersaglio al centro dello schermo con degli obiettivi presentati sul lato sinistro e destro dello schermo, uno poco dopo l’altro. Le scimmie di solito scelgono di guardare l’obiettivo che appare per primo.
Tuttavia, applicando brevemente le onde ultrasoniche nelle regioni cerebrali che controllano il movimento degli occhi, i ricercatori hanno influenzato il bersaglio che la scimmia guardava. Mirando in un punto preciso del campo oculare frontale (FEF) le scimmie avevano maggiori probabilità di scegliere l’obiettivo giusto e viceversa. Non si sono verificati effetti quando gli scienziati hanno applicato l’ecografia alla corteccia motoria.
Gli scienziati hanno premiato le scimmie in modo diverso per il compito. La scimmia A ha ricevuto del succo per aver selezionato entrambi i bersagli, mentre la scimmia B ha ricevuto un premio per aver selezionato solo il primo bersaglio. Il fatto che i ricercatori abbiano controllato le scelte delle scimmie indipendentemente dalla ricompensa suggerisce che questa tecnica potrebbe essere utilizzata per studiare disturbi come la dipendenza, alimentazione incontrollata e comportamenti compulsivi.
Gli autori dello studio fanno notare che in future applicazioni su animali e nell’uomo sarebbe meglio evitare l’anestesia e applicare la stimolazione cerebrale di rado, poiché la ripetizione sembra diminuire gli effetti. La ricerca è stata pubblicata il 20 maggio 2020 su Science Advances.