Qualche anno fa l’olio di palma era diventato un argomento particolarmente costante. Se n’è parlato parecchio e si erano creati due schieramenti. Quelli che erano contro a questa sostanza e quelli a cui andava bene che venisse usata. Di argomenti contro l’olio ce ne sono stati tanti, alcuni veri come il fatto che la creazione di piantagione va a distruggere gli habitat di alcuni animali, e altri non esattamente veritieri come il fatto che faccia male.
Un nuovo studio ha sottolineato un aspetto che per certi versi si era ignorato ovvero l’inquinamento che si viene a creare nel momento in cui si prepara un campo per le future piantagioni. Questa preparazioni inquina il doppio rispetto all’inquinamento che viene prodotto una volta che gli alberi in questione sono maturi. L’analisi di alcuni siti in Malesia, il principale produttore di tale olio vegetale, ha sottolineato tale aspetto.
Le piantagioni di olio di palma
Per dare luogo a certe piantagioni si vano a drenare le paludi di torba. Quest’ultime hanno intrappolato un’enorme quantità di carbonio che viene liberato durante il drenaggio delle suddette per far posto alle piantagioni in questione. Drenando si va anche ad aumentare la presenza di ossigeno che a sua volta favorisce la decomposizione di tutto il materiale organico che equivale al rilascio di quantità non indifferenti di CO2.
Le parole di Sofie Sjogersten, ricercatrice presso l’Università di Nottingham e principale autore dello studio: “Le paludi di torba tropicale sono state storicamente evitate dai coltivatori di olio di palma a causa della quantità di preparazione e drenaggio di cui il terreno ha bisogno, ma man mano che la terra diventa più scarsa è stata una crescente richiesta di conversione di siti e la periferia del Nord Selangor è stata pesantemente invasa dalle piantagioni di olio di palma.”