Purtroppo questo non sarà l’anno in cui il meraviglioso sito di Pompei registrerà il record di visite, ma gli ininterrotti sforzi di ricerca e gli scavi che non si sono fermati, ci stanno regalando meravigliose scoperte che speriamo presto di poter tornare a vedere da vicino.
L’ultima di queste, in verità era stata già individuata e parzialmente scavata lo scorso anno, ma proprio recentemente è stata interamente portata alla luce e annunciata dal ministro Franceschini come un esempio virtuoso dell’opera di chi lavora ininterrottamente per i nostri beni culturali che si spera possa rappresentare uno spiraglio di luce in fondo al lungo tunnel che stiamo attraversando.
Ma retoriche a parte vediamo di cosa si tratta:
Proprio all’angolo tra la cosiddetta casa delle Nozze d’Argento ed il vicolo dei Balconi, in una zona di grande passaggio presso una delle piazza e principali della ricca città romana, vi era quella che oggi potremmo chiamare una “tavola calda”.
Qualcuno ha voluto parlare di Street Food, e ci può stare visto che era appunto su strada, ma visto che non si trattava di un rivenditore ambulante, ma che aveva sede in un edificio a più piani con tanto di terrazzino, voglio utilizzare il suddetto termine: tavola calda.
Appunto l’aggettivo caldo, o meglio il suo antenato di origine greca “thermo” è una delle due parole che compone il nome latino dell’oggetto scoperto: un Thermopolium, in italiano moderno Termopolio. L’altra parte della parola deriva (sempre) dal greco poleo, cioè vendo.
Letteralmente una rivendita di cibo caldo, che per estensione trasmette il nome al bancone vero e proprio, costruito in muratura (o in opera cementizia) intorno a grosse anfore in terracotta impermeabilizzata, incassate nella struttura, al cui interno venivano conservate le vivande da smerciare.
Ve ne sono molti esempi, nei siti archeologici come quello di Ostia Antica, ed appunto di Pompei, ma quello in questione presenta una straordinaria decorazione pittorica, dai colori accesissimi, con figure mitologiche e animali vivi o dipinti come fossero esposti per la vendita.
Quali cibi si vendevano a Pompei?
I resti, bloccati nel tempo, cristallizzati a quel fatidico giorno dell’anno 79 d.C., raccontano una straordinaria varietà alimentare fatta di mammiferi, volatili, pesce e pure lumache, che l’archeozoologa Chiara Corbino ha definito: “una paella ante litteram”.
Ma le scoperte includono anche i corpi di due persone, forse fuggiaschi dalla prima eruzione in cerca di cibo e lo scheletro di un cagnolino, adulto ma di piccole dimensioni, a testimoniare forse la già consolidata consuetudine di incrociare le razze canine.
Per concludere, su un angolo seminascosto del termopolio, qualche buontempone, forse uno schiavo che vi lavorava, ha graffito quello che pare essere un insulto omofobo, probabilmente diretto al padrone del locale.
Ph. Crdit: Repubblica, Napoli