Quando i robot mimano la natura

Date:

Share post:

Le prime immagini che abbiamo in mente quando pensiamo ai robot sono solitamente qualunque pezzo di ferro che svolgono azioni in aiuto per l’uomo, azioni dure per gli umani.

Soprattutto con i film di fantascienza l’immaginario di robot è un umanoide maggiordomo. Questi ultimi li immaginiamo molto meccanici con difficoltà nei movimenti e talvolta buffi quando sono presenti errori nella parte del software o quando perdono dei pezzi meccanici e assumono così azioni ripetute.

Per togliere quest’atteggiamento buffo nella scienza è nato il ramo della soft robotics. Gli esperti studiano i movimenti della natura e li adattano alla tecnologia robotica. Tra gli esempi di studio ci sono le piante, delle quali si studia il movimento delle radici che conferiscono dinamicità alla pianta pur stando ferma. E’ un esempio la natura della pigna, utilizzata per creare un attuatore morbido con capacità di flessione.

Molte volte per ogni singolo progetto è necessario studiare appositamente il movimento dell’animale che più rispecchia le nostre aspettative. Al momento sono stati fatti importanti studi su insetti e volatili per riuscire a creare droni migliori e per ogni esigenza: veloci, leggeri, precisi…

 

 

 

 

 

 

Naturalizzare la struttura di un robot per avere prestazioni migliori

Già da tempo una tecnica simile è usata nei documentari per riprendere da vicino alcune specie. Si costruisce un piccolo robot e lo si mimetizza in base alla specie che si vuole studiare, per fingerlo uno di loro. All’interno del robot sono presenti delle telecamere e sensori con i quali poi si riesce a costruire meglio l’immagine del documentario.

Ne è un esempio un pesce robotico utilizzato per filmare un banco di pesci rari. Il pesce robotico è stato studiato nei minimi dettagli analizzando ogni singolo movimento dei pesci. Con questa tecnica è facile osservare da vicino la natura senza che questa si spaventi per la presenza dell’uomo.

Un’interessante studio riguarda la creazione di pelle artificiale. Un nuovo tipo di pelle è stata inserita su un serpente robotico. Questa si adattava perfettamente alle strutture meccaniche conferendo al robot un aspetto molto simile a un serpente vero.

Successivamente questi studi serveranno per creare dei robot autoriparanti, autosufficienti  dotati di una grande intelligenza artificiale. Nonostante ciò non ci sarà alcun pericolo etico poiché il cervello robotico non sarà mai allo stesso livello di un cervello umano.

Silvia Sanna
Silvia Sanna
Sono una studentessa di ingegneria informatica e avendo studiato alle superiori lingue conosco bene lo spagnolo, l'inglese e discretamente il tedesco. Come vedete dalla mia pagina Instagram mi piace scattare foto ai paesaggi che visito e condividerle con gli altri, soprattutto della mia bella Sardegna. Scrivo articoli di tecnologia e scienza perché mi piace divulgare le conoscenze e informarmi di più sulle notizie che leggo e condividerle con i miei lettori. Nel tempo libero mi piace fare dei piccoli progetti elettronici.

Related articles

L’autismo e i microbi intestinali: una connessione profonda

L'autismo è un disturbo neurosviluppale complesso che colpisce la comunicazione sociale, i comportamenti ripetitivi e la capacità di...

Prospettive sulla terapia genica per la sindrome del “bambino bolla”

La sindrome del "bambino bolla", scientificamente nota come epidermolisi bollosa (EB), è una malattia genetica rara e devastante...

Nuova speranza per il cancro al cervello: scoperta nell’immunoterapia

Il cancro al cervello, una malattia complessa e spesso devastante, ha da tempo sfidato gli sforzi della comunità...

La tua iscrizione a Prime è scaduta: attenzione alla truffa via e-mail

Avete ricevuto un'e-mail in cui venite avvisati che la vostra iscrizione ad Amazon Prime è scaduta? Non necessariamente...