La grande minaccia per la biodiversità causata dai cambiamenti climatici esige che gli scienziati escogitino modi sempre più efficaci per identificare le specie, le comunità e gli ecosistemi più vulnerabili. In un nuovo studio, un team di scienziati ha dimostrato che le regioni con più biodiversità sulla Terra sono tra le più vulnerabili al riscaldamento globale. Studiando modelli di eventi di cambiamento climatico insolitamente incisivi durante la storia della Terra e confrontandoli con modelli del 21° secolo, i ricercatori sono stati in grado di dimostrare che il cambiamento climatico demolirà rapidamente importanti meccanismi biologici a sostegno della biodiversità.
“I nostri risultati mostrano che l’entità e il tasso accelerato dei futuri cambiamenti climatici influenzeranno in modo imprevedibile piante e animali nelle regioni tropicali e in generali nelle zone dove è presente maggiormente biodiversità. È interessante notare che queste regioni presentano le più alte concentrazioni di biodiversità“, afferma il professor Damien Fordham, autore principale dello studio presso l’Università di Adelaide, in Australia.
Queste “oasi”, zone sicure per la sopravvivenza di flora e fauna, sarebbero le prime a subire i danni causati dal riscaldamento globale
Storicamente, queste regioni sono state considerate dei veri e propri paradisi, zone virtualmente inattaccabili dai devastanti effetti dei cambiamenti climatici durante i cicli climatici che ha attraversato il nostro pianeta. Fornendo rifugio a moltissime specie durante i periodi di riscaldamento globale e di glaciazione, queste zone sicure hanno plasmato la biodiversità, permettendo alle specie più antiche di sopravvivere e quindi di riprodursi.
“La nostra ricerca mostra che oltre il 75% delle aree che interessano queste zone franche andrà perso nel prossimo futuro, a causa del riscaldamento globale a cui stiamo assistendo in questi anni“, ha affermato il dottor Stuart Brown, dell’Università di Adelaide. “Il futuro sarà ancor più incerto per le specie animali e vegetali degli oceani tropicali. Si prevedono infatti conseguenze gravissime per molte specie di corallo, nonchè sulle altre forme di vita che li sostengono. Ciò probabilmente causerà difficoltà immani per le comunità che dipendono da questi risorse per cibo, occupazione e reddito“.