Nell’ambito dell’incessante avanzamento tecnologico e delle crescenti sfide legate alla gestione dei detriti spaziali, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) sta facendo squadra con la start-up svizzera Clearspace SA per una missione pionieristica. Programmata per il 2026, questa audace impresa vedrà il lancio del veicolo ClearSpace-1, un’innovativa navetta dotata di quattro bracci robotici. La sua missione? Catturare e riportare nell’atmosfera terrestre una parte di razzo defunta, un passo cruciale verso la rimozione dei detriti spaziali.
Parallelamente, un’altra azienda visionaria, Orbit Fab con sede in Colorado, sta rivoluzionando il modo in cui concepiamo l’utilizzo dei satelliti. Sotto il motto “stazioni di servizio nello spazio”, Orbit Fab si propone di introdurre una soluzione chiave per mitigare la crescente minaccia della spazzatura spaziale. Il loro ambizioso progetto prevede la standardizzazione delle porte di rifornimento sui nuovi satelliti, mediante un’interfaccia denominata RAFTI (Rapid Attackable Fluid Transfer Interface).
Attualmente, i satelliti esauriti diventano detriti pericolosi nell’orbita terrestre, ma Orbit Fab mira a cambiare questo paradigma. “Non possiamo permetterci di limitare le nostre missioni spaziali a causa della mancanza di carburante“, afferma Daniel Faber, CEO di Orbit Fab. L’azienda intende offrire una soluzione economica per il rifornimento di carburante in orbita, aprendo la strada a una nuova era di manutenzione e aggiornamento dei satelliti.
Il concetto di rifornimento e manutenzione in orbita non è nuovo, ma Orbit Fab vuole portare questa pratica a nuovi livelli di efficienza e accessibilità. La NASA stessa ha abbracciato l’idea con la missione OSAM-1, programmata per il 2026, che si propone di catturare e rifornire Landsat-7, un satellite di osservazione della Terra senza più gas. Tuttavia, questa iniziativa non è priva di sfide, come dimostra il costo stimato di circa 2 miliardi di dollari.
Orbit Fab si distingue anche per il suo approccio innovativo al marketing, presentandosi come il fornitore di “stazioni di servizio” in orbita. “Siamo un’azienda con tappo del carburante“, scherza Faber, sottolineando l’urgenza di affrontare il problema della spazzatura spaziale. L’obiettivo a lungo termine di Orbit Fab include la costruzione di raffinerie in orbita per produrre carburante direttamente nello spazio, aprendo così la strada a nuove opportunità commerciali nello spazio.
Simone D’Amico, professore associato di astronautica all’Università di Stanford, riconosce l’originalità dell’approccio di Orbit Fab. “Probabilmente è l’unica azienda al mondo che si è posizionata per installare ‘stazioni di servizio’ in orbita“, afferma. Tuttavia, D’Amico sottolinea che il successo a breve termine comporta rischi elevati, poiché richiede una progettazione dei satelliti orientata alla riusabilità e al rifornimento di carburante.
Inizialmente, Orbit Fab mira a diventare un fornitore di carburante per aziende come Astroscale, che si occupa dell’ispezione, riparazione e aggiornamento di satelliti. Il futuro potrebbe vedere una trasformazione radicale nell’industria spaziale, con un’infrastruttura basata su stazioni di servizio nello spazio che rivoluzionano il modo in cui concepiamo e utilizziamo gli oggetti in orbita. L’innovazione nello spazio è chiaramente in corso, guidata da aziende come Orbit Fab e Clearspace SA che mirano a superare le sfide della spazzatura spaziale e a creare un futuro sostenibile nello spazio.
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