Tra i problemi che andranno affrontati nell’immediato futuro per quanto riguarda le missioni spaziali c’è quello dei detriti spaziali. Ad ogni lancio fatto nel passato è praticamente corrisposto qualche pezzo di spazzatura in orbita attorno al nostro pianeta. Ovviamente i lanci sono molti e di fatti il numero di oggetti in giro, in movimento e senza una meta sono troppi tanto da creare problemi ai satelliti presenti per questo motivo ci sono in ballo molti progetti dedicati a risolvere tale problema.
Uno di questi è stato messo in pratica di recente e si basa si un concetto semplice: l’uso di un arpione. Niente congegni strani, niente tecnologia all’avanguardia o strategia degne del più abile degli scienziati, ma un semplice arpione dedicato all’aggancio dei pezzi di metallo fluttuanti. La semplicità è stata premiata e il primo test ha avuto successo aprendo nuove possibilità contro questo problema.
Un futuro alla caccia dei detriti spaziale
La missione in sé ha preso il nome di RemoveDEBRIS ed è stata portata avanti principalmente dall’Università del Surrey; ecco una dichiarazione di un membro del team: “Penso che abbiamo dimostrato che la tecnologia è praticabile. Anche se ciò che abbiamo fatto dovrà essere adattato per toccare pezzi di detriti molto grandi, il metodo è stato testato con successo.”
Una parte fondamentale per la completa riuscita del progetto era di non creare frammenti più piccoli, quelli più pericolosi per qualunque cosa in orbita tra l’altro, a causa dell’impatto. Detto questo rimane un problema ovvero che usare l’arpione per catturare i detriti non è praticabile se questi non raggiungono una dimensione adeguata.