La vita nel cuore di città, tra il cemento grigio e il traffico frenetico, spesso diviene l’artefice di stress, ansia e depressione. In questo contesto, le popolazioni occidentali dovrebbero abbracciare l’antica tradizione giapponese del “bagno nella foresta” come rimedio alle tensioni innescate dalla vita metropolitana.
Siamo governati da istinti profondi, richiami a una primitiva essenza che talvolta cerca di prendere il sopravvento sul nostro pensiero razionale, insinuandosi nelle pieghe dei gesti ripetitivi della quotidianità. Uno di questi istinti è la sete di vita, l’innato bisogno di creare, di alimentare la gioia e il piacere, una fonte primaria di energia creativa e positiva nell’uomo.
Gli istinti si risvegliano anche attraverso le sensazioni scaturite da un’immersione totale nella natura, tra i profumi, i colori e i suoni di un ambiente incontaminato. Percezioni che accomunano chiunque decida di trascorrere un periodo nella natura selvaggia, magari in un fitto bosco.
I nostri sensi si acuiscono, poiché vengono stimolati da esperienze nuove e straordinarie, un’esperienza rara per una società abituata a vivere gran parte del tempo tra le mura domestiche o in un ambiente urbano. L’effetto è un senso di rilassamento, di pace e di armonia quando ci si abbandona al sussurro del vento tra i rami degli alberi, quando si inala il profumo delle foglie bagnate dalla pioggia, o si sfiorano delicatamente le rugosità delle cortecce degli alberi.
Questo avviene perché la natura riesce a risvegliare le radici più profonde dei nostri istinti primordiali, riconnettendoci al nostro intimo legame con il mondo naturale. Questo spiega anche perché, una volta tornati da un’escursione in montagna o da un soggiorno in mezzo alla natura, sentiamo l’irrefrenabile desiderio di replicare l’esperienza. Alcuni lo definirebbero una sorta di dipendenza, ma è più che altro un richiamo impellente che si rivolge al nostro nucleo più antico.
Ci sono culture che mantengono una sensibilità straordinaria per il legame tra l’uomo e le sue radici, nonostante l’avanzare della modernità abbiano preservato queste preziose tradizioni, riconoscendone il valore per il corpo e lo spirito. Uno di questi custodi del patrimonio antico è il Giappone, una nazione all’avanguardia che ha saputo custodire con cura queste tradizioni millenarie.
Alcune di queste tradizioni sono state scrutinate e approfondite dalla scienza, trasformandosi in vere e proprie forme di terapia medica, come il caso della pratica conosciuta come Shinrin-yoku.
Ma cosa significa Shinrin-yoku, esattamente?
Tradurre questa parola è un compito arduo, poiché si insinua tra quei concetti della lingua giapponese che sfuggono a una traduzione diretta. Per avvicinarci all’idea, potremmo utilizzare il termine “bagno nella foresta” o riferirci all’idea di “trarre beneficio dall’atmosfera della foresta”. In sostanza, questa terapia promuove gli effetti positivi per l’essere umano derivanti da una completa immersione in un bosco o una foresta.
Un contatto con l’ambiente naturale che deve essere attivo e privo di distrazioni. Trascorrere una giornata intera immersi nel verde, focalizzandosi sui suoni della natura, respirando i suoi profumi, cercando il contatto fisico con alberi e piante, permette a ciascuno dei nostri sensi di affinare la propria percezione.
Sappiamo bene che passeggiare nella natura regala innumerevoli benefici al corpo e alla mente. Chiunque abbia abbracciato la pratica dell’escursionismo conosce il senso di benessere che deriva da una giornata trascorsa tra gli alberi. Numerose ricerche scientifiche hanno confermato gli effetti positivi di uno stile di vita attivo sulla salute cardiaca, il diabete, il sistema respiratorio e sulle condizioni ansiose e depressive.
In Giappone, però, si è andati oltre. Lo Shinrin-yoku è diventato il fulcro di una vera e propria iniziativa di politica sanitaria promossa dal governo, che ha incoraggiato e sostenuto la pratica del “bagno nella foresta” nel corso degli anni. I medici giapponesi hanno iniziato a prescrivere questa terapia ai pazienti che mostravano sintomi di stress, ansia e depressione dovuti agli intensi ritmi di vita che caratterizzano la società nipponica.
Quali sono i benefici concreti dello Shinrin-yoku?
Il “bagno nella foresta”, se praticato con regolarità, ha dimostrato di apportare notevoli benefici all’intero sistema immunitario. Infatti, camminare nella natura è paragonabile a una forma naturale di aromaterapia e stimolazione sensoriale. Diverse ricerche scientifiche hanno rivelato come questa pratica contribuisca a ridurre l’ansia, la depressione e persino la rabbia, agendo direttamente sulle radici di queste patologie.
Negli ultimi anni, la medicina ha svelato i meccanismi chimici e biologici che stanno alla base degli effetti terapeutici e curativi dei “bagni nella foresta”. Questi studi hanno svelato che il benessere deriva dagli oli essenziali e dai fitocidi rilasciati dalle piante nei boschi. In particolare, le resine prodotte dagli alberi nel loro ambiente naturale, i boschi, sono ricche di terpeni, molecole lipidiche che hanno una lunga storia nell’ambito delle terapie erboristiche tradizionali.
Gli ambienti naturali complessi, come le foreste, offrono un ricco tesoro di terpeni, ognuno con la sua struttura unica e il proprio aroma, e ciascuno con effetti benefici specifici sul nostro organismo. Una giornata trascorsa passeggiando tra le montagne o attraverso una foresta ci permette di entrare in contatto con una vasta gamma di queste sostanze naturali.
Una delle loro caratteristiche distintive è la loro elevata biodisponibilità, che consente al nostro corpo di assorbirli attraverso la respirazione, l’ingestione e il contatto cutaneo. L’azione sinergica di questi diversi tipi di terpeni ha un impatto positivo sulla pressione sanguigna, riduce lo stress e influenza direttamente i meccanismi che causano ansia e depressione, conferendo un effetto calmante e rilassante.
Ecco perché lo Shinrin-yoku viene prescritto non solo per affrontare situazioni di ansia e depressione, ma anche come supporto nel recupero dopo un intervento chirurgico o una malattia, per migliorare la qualità del sonno e incrementare i livelli di energia. Inoltre, sembra che questa pratica sia in grado di affrontare uno dei “nemici principali” delle nuove generazioni, spesso vittime di stress e frenesia, ovvero il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), che compromette la capacità di concentrazione.
Nell’era moderna, le città sono diventate un rifugio contro le minacce della natura. Tuttavia, oggi sappiamo che questa concezione è errata, e possiamo parlare addirittura di ‘carenza di natura’, con conseguente aumento di obesità, problemi respiratori, carenza di vitamina D e stress. La città offre sicurezza e comfort, ma il nostro sistema nervoso non si è ancora completamente adattato a questo ambiente urbano, e perciò sentiamo la mancanza di una stimolazione proveniente dalla natura, che ha sostenuto la sopravvivenza della nostra specie.”
Soffriamo di un vero e proprio “analfabetismo naturale” e dovremmo riavvicinarci all’ambiente naturale per ritrovare benessere. In altre parole, dovremmo prendere ispirazione dal Giappone e trascorrere più tempo passeggiando nei parchi o nei boschi, incantandoci davanti alle meraviglie della natura e riscoprendo la nostra memoria ancestrale e i nostri istinti primordiali.
Naturalmente, non è sempre semplice raggiungere una foresta o un bosco per una passeggiata, ma possiamo sempre adottare alternative valide, come fare una passeggiata in un parco cittadino. Anche questi luoghi possono offrire benefici terapeutici, poiché contengono elementi naturali tipici delle grandi foreste, seppur in proporzioni ridotte.
Foto di Enzo Sanches su Unsplash