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Social Network e sicurezza USA: siamo tutti sotto controllo

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In questo clima di festa che anticipa il Natale, è normale pianificare un viaggio nel Nuovo Mondo con gli scopi più nobili, sebbene non la pensi allo stesso modo il governo americano, che sprona gli utenti dei social network ad una tacita collaborazione in merito al via libera sull’indicazione dei link ai propri profili utente online.

Il più classico questionario proposto agli stranieri in visita all’esterno è, certamente: Ha intenzione di organizzare un attentato terroristico sul suolo americano?. Chiaramente schernito dalla critica e da tutti coloro che, ogni giorno, si divertono proponendo citazioni di stampo comico, è questo un candido esempio di come la burocrazia dei giorni nostri abbia fallito in relazione al contesto della sicurezza e della vigilanza.

In merito a questo quesito piuttosto irrazionale, di fatto, si è cercato di porre rimedio intervenendo alla fonte e scegliendo di richiedere gli estremi dell’account social network a tutti coloro che si accingono a varcare il suolo americano. Di certo una soluzione più incisiva e diretta di quella sopra descritta.

Le basi per il proseguo dell’iniziativa indetta dalla Homeland Security si basano su due presupporti fondamentali. Il primo consiste nel fatto che le informazioni e la raccolta dati avvenga spontaneamente. La seconda, invece, si pone, con particolare riguardo, ai visitatori occasionali che accedono per mezzo del Visa Waiver Program, ovvero sia l’ingresso riservato ai viaggiatori ed ai lavoratori per un massimo di 90 giorni. social network controllo usa

Il programma di sicurezza interno prevede, in taluni casi, dei questionari dove sono annoverati 15 tra i più famosi social network internazionali, tra i quali: Facebook, Google+, Twitter, Instagram, LinkedIn, YouTube. Inoltre, esso si rende disponibile per i cittadini di 38 Paesi del mondo.

La vicenda ha un filo diretto con la strage di San Bernardino ed alla disputa che ha visto contrapporti l’Agenzia Federale statunitense alla software house di Cupertino in merito alle informazioni contenute all’interno dell’iPhone 5C ove erano riportate informazioni sensibili utili ai fini delle indagini. La sensibilizzazione scaturita a seguito dell’analisi della vicenda, pertanto, ha spinto il governo ad attuare una mossa d’anticipo, garantendosi la massima attenzione in relazione alle tracce informatiche lasciate in rete dagli stranieri entranti nel paese.

Una faccenda che non collude con quanto stabilito da tutti quegli Enti che si pongono a sfavore della sorveglianza digitale globale, ma che contribuisce comunque a stroncare sul nascere eventuali problematiche secondarie cui si può venire a conoscenza diretta dalla raccolta dati in tempi brevi. Sapere chi è l’interessato, chi frequenta e con chi viene in contatto anche online, quindi, potrebbe rivelarsi verosimilmente una misura efficace ai fini della pubblica sicurezza.

In via del tutto ufficiale, e come riferito dalla sicurezza interna e dai responsabili, i dati sono raccolti soltanto per migliorare il processo di indagine e fornire più dati e strumenti per gli analisti o investigatori con cui lavorare. Inutile non immaginare le critiche levatisi al riguardo nei confronti di un paese da sempre professatosi libero ed aperto a tutti. I social network, in questo caso, sono un’arma a doppio taglio.

Sono in particolare le comunità musulmane ad esprimere il proprio dissenso in merito a questa discutibile decisione. Insieme a questi, inoltre, anche gli esponenti della Internet Association, diretti rappresentati di aziende leader del mercato online come Facebook, Google e Twitter, le quali non hanno certo celato le loro invettive nei confronti dell’Amministrazione Obama, più volte accusata di discriminazione dei loro portali.

Si fa riferimento al fatto che, come ovviamente constatabile, non vi sono attualmente alcune leggi che regolano l’utilizzo indebito e, quindi, la protezione dei dati dagli eventuali abusi, oltre al fatto che la mancanza di informazioni pericolose si profili social network non è garanzia di fermo alla frontiera. Di fatto, la semplice creazione ed indicazione di un profilo falso garantisce comunque l’ingresso degli stranieri in suolo americano.

In questo caso, come auspicabile per questo periodo di festa, la minaccia del terrorismo ha generato una certa isteria governativa, manifestatasi, non a caso, con un provvedimento adottato solo a partire dallo scorso 19 Dicembre 2016. Nonostante la scelta di consegnare le informazioni risulti, come detto, volontaria, si fa riferimento al fatto che sono rari i casi in cui uno straniero si rifiuti di compilare detti campi. Infatti, in tutta risposta, gli agenti inviteranno l’interessato ad un lungo e snervante interrogatorio all’arrivo in aeroporto.

Il timore, ben più che fondato, è che la situazione si ripercuota analogamente all’interno degli altri sistemi di governo. E tu, che cosa ne pensi al riguardo? Credi sia giusto osservare tali discriminazioni o reputi lecito il fatto di provvedere ad una raccolta dati ai fini della sicurezza? A te la parola.

Federica Vitale
Federica Vitalehttps://federicavitale.com
Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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