Spotify è uno dei servizi che maggiormente ha spinto verso nuovi orizzonti il mercato discografico. Non ci sono dubbi che la fruizione della musica sia molto cambiata nell’ultimo decennio, sempre meno copie fisiche e sempre più download digitali, ma non deve essere sottovalutato il ruolo dei servizi di streaming audio. Un mercato ricco, sul quale un po’ tutti i colossi si stanno buttando, basti pensare agli sforzi profusi da Cupertino nel progetto Apple Music.
Lanciato il 7 ottobre 2008, Spotify ha compiuto una scalata prodigiosa, arrivando a conquistare ben 40 milioni di abbonati a settembre dello scorso anno. Un bacino d’utenza abbastanza grande per puntare su un modello di business nuovo, ancora più aggressivo che in passato. Ogni novità però presenta un rovescio della medaglia e quella che vi presentiamo oggi sicuramente scontenterà tanti. Scopriamo insieme di cosa si tratta.
Spotify cambia la musica. Ancora.
Il servizio di musica in streaming Spotify è alle prese con un cambio di rotta epocale, figlio di nuovi accordi con major discografiche. I brano in questione infatti saranno ascoltabili solo dagli utenti abbonati per un periodo del quale ancora non si conosce la durata. Un piccolo passo verso l’orizzonte di un servizio pensato per i soli utenti paganti.
Per quei pochi che non lo sapessero, Spotify dava l’opportunità a tutti di ascoltare contenuti, paganti o no sebbene con numerose limitazioni nel secondo caso, non vogliamo dire che l’esclusiva per gli abbonati sia dietro l’angolo ma la direzione intrapresa e quella e non resta altro che aspettare.
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L’azienda intende abituare gradualmente il mercato, prospettando soluzioni pensate esclusivamente o almeno maggiormente per gli utenti abbonati. Niente nuove uscite per chi non paga dunque, ma non è l’unica novità in arrivo. A quanto pare infatti Spotify sta valutando anche la possibilità di aggiungere una razione extra di pubblicità.
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Per quanto riguarda un maggior quantitativo di inserzioni non ci sono ancora conferme da parte dell’azienda, ma fonti attendibili ritengono che questa opzione sia da tempo al vaglio e potrebbe consentire a molti non paganti di usufruire ancora almeno di una parte dei contenuti.