Il potente algoritmo di Spotify rende la ricerca della nostra musica preferita un gioco da ragazzi. E se il servizio potesse consigliarci la musica in base alla nostra voce? Questa è l’idea proposta in un brevetto recentemente concesso a Spotify, che delinea i potenziali utilizzi di questo tipo di tecnologia. Il brevetto descrive in dettaglio un concetto per l’utilizzo dei segnali audio – la nostra voce, i suoni di sottofondo e persino l’accento – per scoprire le canzoni più consone a noi.
Un fattore che potrebbe informare il servizio di streaming su cosa riprodurre potrebbe essere il nostro stato emotivo, mentre altri potrebbero tentare di determinare il nostro sesso e quanti anni abbiamo. Spiegando la sua raccolta di dati audio ambientali, gli autori del brevetto descrivono come potrebbe essere utilizzato per identificare dove ci troviamo – dentro, fuori, sul treno, a una festa ecc. – e potenzialmente con quante persone stiamo condividendo lo spazio.
“In un esempio, i metadati ambientali indicano un numero di persone nell’ambiente in cui viene immesso il segnale audio. In un altro esempio, i metadati ambientali potrebbero indicare una posizione o il livello di rumore,” spiega il brevetto.
Certo, è inquietante, ma tecnologie simili esistono già ed esistono da anni ormai. Tuttavia, è un’applicazione interessante per un servizio che compete direttamente con colossi come Apple e Amazon, entrambi dotati dei rispettivi servizi musicali. Ovviamente Spotify sta cercando di aspirare quanti più dati possibili. Non abbiamo una conferma che la tecnologia andrà veramente in porto, ma tra i centinaia di brevetti che deposita Spotify alcuni di questi in futuro potrebbero prendere forma.
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