Recentemente si è parlato molto di dolcificanti artificiali con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e altre istituzioni internazionali che hanno presentato molti studi sull’argomento. Il pericolo più grande che è stato espresso è che venga sopravvalutato la bassa conta calorica di queste sostanze, ma sono state individuate altre criticità. Tra queste ci sono alcune preoccupazioni sull’uso del sucralosio, tra gli edulcoranti di questo tipologia più usati nel mondo.
Data la sua popolarità, molti paesi si muovono in modo diverso per quanto riguarda la legislazione in merito. Come tutte le sostanze, esistono limiti considerati sicuri e altri meno e in Europa, a differenza degli Stati Uniti, sono presenti. Il rischio maggiore legato al sucralosio è il sucralosio-6-acetato, un sottoprodotto che può o meno presentarsi durante la creazione del dolcificanti artificiale. Anche quest’ultimi presentano dei limiti strettamente controllati per evitare un pericolo per la salute.
La sicurezza alimentare del Sucralosio
Secondo l’Associazione Internazionale Dolcificanti, la sicurezza del sucralosio è stata più volte confermata dagli enti normativi e di sicurezza alimentare di tutto il mondo, tra cui l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e la Food & Drug Administration statunitense. La sostanza è stata sottoposta a uno dei programmi di test più ampi e approfonditi mai condotti su un additivo alimentare nella storia, con conseguente consenso sulla sua sicurezza da parte della comunità scientifica.
La posizione ufficiale dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare: “ll sucralosio è stato valutato dal comitato scientifico dell’alimentazione umanadell’UE che ha stabilito una dose giornaliera accettabile (DGA) di 15 mg/kg di peso corporeo (pc). Il sucralosio è autorizzato nell’UE per uso alimentare ad eccezione degli alimenti per bambini piccoli. Secondo il richiedente, l’uso di edulcoranti è necessario per garantire alimenti appetibili per la gestione dietetica dei pazienti il cui rispetto del regime dietetico (prescritto dagli operatori sanitari) è un fattore chiave per la loro salute.”