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Suonare col pensiero è possibile, basta un encefalofono

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Oltre 90 anni fa è stato inventato l’elettroencefalogramma, una rete di elettrodi posizionati nella testa al fine di misurare l’attività elettrica nel cervello. Fin da subito è venuta in mente l’idea di usare le onde generate dall’ECG per produrre musica, praticamente suonare col pensiero, inizialmente come strumento diagnostico, poi come forma d’arte sperimentale.

Negli anni ’60 il compositore John Cage ha collaborato con il performer Alvin Lucier per produrre “Music for Solo Performer”, nel quale possiamo sentire Lucier produrre una bizzarra cafonìa di percussioni nate dall’amplificazione del suo segnale cerebrale. E questo è solo l’inizio, c’è tanto da sapere su questo strano modo di fare musica.

Encefalofono: suonare col pensiero e non solo

Abbiamo detto delle prime sperimentazioni in materia di “musica cerebrale”, recentemente compositore Eduardo Mirando ha sviluppato un dispositivo che permette di suonare col pensiero. Thomas Deuel, un fisico che lavora su pazienti colpi da ictus a Seattle, ha costruito – insieme al Dottor Felix Darvas – uno strumento denominato encefalofono, un device che trasforma istantaneamente i segnali cerebrali in musica.

suonare col pensiero encefalofono

Un documento pubblicato su Frontiers in Human Neuroscience riporta i risultati dei test condotti su 15 pazienti, la maggior parte dei quali sprovvisti di formazione musicale. Tutti sono stai in grado di usare questo strumento musicale con un’accuratezza del 60% in media. Sono bastati appena cinque minuti di pratica, tra pochi anni tanti saranno in grado di utilizzare l’encefalofono come fa Duel.

Questo strumento altro non è che un’interfaccia cervello-computer, che per certi versi ricorda la tecnologia che è stata utilizzata per aiutare un tetraplegico di Cleveland a mangiare da solo. Deuel, scienziato e musicista spera che gli artisti possano usare questa macchina per sviluppare la propria creatività ma si augura anche che possa essere di aiuto a pazienti alle prese con gravi problemi.

Anche se i muscoli non rispondono, in molti casi la corteccia motoria del cervello resta intatta, Deuel spera che insegnando l’utilizzo dell’encefalofono si possano risvegliare parti dormienti del cervello e ristabilire alcune connessioni tra esso e il corpo. Test clinici in tal senso inizieranno entro la fine di quest’anno.

Fonte: seeker.com

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